REGGIO CALABRIA Sono tutti lì ad aspettarlo. Tutta la nomenclatura Pd. Renziani e non renziani, cuperliani e oliveriani, parlamentari e consiglieri regionali, militanti e simpatizzanti. Occupano militarmente i posti riservati ai giornalisti. Attendono con ansia l’arrivo del premier, che poi è anche il segretario del partito dai cui gesti, parole e azioni potrebbero arrivare “spinte” utili per gli imminenti appuntamenti elettorali.
Fuori dalla Prefettura impazza la protesta. I lavoratori lsu-lpu invocano stabilità, stipendi arretrati, sicurezza. Le forze dell’ordine presidiano la piazza, gli elicotteri della polizia volteggiano in cielo. Davanti al portone del Palazzo del governo staziona Gianluca Callipo, il candidato alle primarie del centrosinistra più “gradito” a Renzi.
È piuttosto teso, ma il segretario democrat non si farà vedere a Piazza Italia. Entrerà dall’accesso secondario, suscitando l’ira del sindacato Usb e dei lavoratori («Renzi, fatti vedere, Reggio ti sta aspettando»). Sopra, al primo piano, l’apparato del partito è tutto schierato.
Ecco Mario Oliverio, l’altro grande pretendente alla candidatura per Palazzo Alemanni. Accanto a lui i parlamentari Nicodemo Oliverio, Bruno Censore e Stefania Covello. Subito dietro, Enza Bruno Bossio. Poco distante, i rappresentanti “istituzionali”: il segretario regionale Ernesto Magorno affiancato dal sottosegretario Marco Minniti e dal ministro Maria Carmela Lanzetta.
Ancora più in là, una nutrita componente “renziana”: Sandro Principe, Antonio Scalzo e Demetrio Naccari Carlizzi. Infine, Nico Stumpo, Nino De Gaetano, perfino l’ex dipietrista Giuseppe Giordano. Non manca neppure Massimo Canale, per diverse settimane indicato come il candidato unico del Pd. Non se n’è fatto niente, poi, con Oliverio ancora in pista e Callipo ai nastri di partenza. L’incontro del premier a Reggio serviva, inutile nascondersi, anche per vedere su quale spalla avrebbe appoggiato la sua mano, a evidenziare una preferenza, a suggellare un endorsement tacito ma comunque presente. Ebbene, quella pacca non l’ha ricevuta Oliverio. Avevamo lasciato Callipo a Piazza Italia. A un certo punto lo avvertono che Renzi lì non si farà vedere. E allora il sindaco di Pizzo si produce in una corsa veloce sulle scale, per raggiungerlo prima che entri in sala conferenze. Peppe Falcomatà, all’inizio comodo in prima fila, intuisce che forse è il caso di ritagliarsi anche lui un posticino accanto al premier al momento dell’entrata, quando tutti i flash baluginano e l’attenzione è massima.
Eccolo, Renzi: sorride, stringe mani, un «ciao, come stai?» a Principe, una stretta più calorosa a Naccari, suo fedelissimo della prima ora.
Callipo e Falcomatà ce la fanno, strappano un selfie a Matteo e ottengono la passerella accanto a lui, subito prima che guadagni il leggìo da cui farà il suo discorso “governativo”, svestendo per una mezz’ora i panni del politico che ha rivoluzionato per sempre l’ex Pci. «Non prendo domande di politica», dice – cortese – ai cronisti. Oliverio, a cui Renzi pochi minuti prima aveva riservato la stessa stretta di mano e la stessa cordialità usata con tutti gli altri big, forse tira un sospiro di sollievo. Perché se Renzi quei panni non li avesse svestiti, probabilmente le parole più accorate sarebbero state pronunciate a uso e consumo di Callipo. Ma il premier è troppo furbo, troppo scafato per rimanere inghiottito nel pantano calabrese. Non parla di primarie, non preferisce, non si schiera. Accetta solo di fare un pezzo di “strada” con i più giovani esponenti della rottamazione calabrese. Callipo e Falcomatà incassano, almeno un po’. Oliverio tiene comunque botta. La partita è ancora aperta, Renzi preserva il suo ruolo di segretario super partes e nessuno potrà alimentare polemiche né paventare strumentalizzazioni. «Ci rivedremo prossimamente su questi schermi», chiosa Renzi, in chiusura. E chissà chi tra Oliverio e Callipo avrà vinto la sfida quando lui tornerà in Calabria. (0050)
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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