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L'INTERVISTA | «Alleati del Pd? Possibile»

Un’alleanza col Pd alle regionali? «Possibile», ma non sicura. Il senatore Giovanni Bilardi non chiude la porta di fronte a nessuna ipotesi, proprio perché adesso in ballo c’è l’autonomia di Ncd e …

Pubblicato il: 18/08/2014 – 9:05
L'INTERVISTA | «Alleati del Pd? Possibile»

Un’alleanza col Pd alle regionali? «Possibile», ma non sicura. Il senatore Giovanni Bilardi non chiude la porta di fronte a nessuna ipotesi, proprio perché adesso in ballo c’è l’autonomia di Ncd e della nuova formazione dei moderati, quella “Costituente popolare” che ingloba anche l’Udc e Scelta civica. «Si tratta di un primo raggruppamento di moderati che rivendica piena autonomia nel governo, dove per autonomia si intende un modus operandi non vincolato ad alcun dogma di coalizione».
Senatore, ma il matrimonio con il Pd in Calabria si farà o no?
«Andiamo per gradi. In Italia non esiste più il bipolarismo, c’è l’estrema destra alla Le Pen e il Movimento 5 Stelle, con in mezzo un altro gruppo cospicuo: gli elettori moderati che non si riconoscono più nel centrodestra o nel centrosinistra. Si muovono, appunto, senza dogmi, da una parte e dall’altra. In questo momento il popolo di moderati si riconosce in Renzi, noi dovremo essere bravi a recuperare questi voti».
Ma non ha risposto sulla possibile alleanza…
«In teoria è possibile tutto. Ma la questione riguarda una scelta riformista per essere protagonisti, alleandoci con chi saprà interpretare al meglio le esigenze dei moderati».
Ma ci sono stati i primi contatti con la segreteria regionale del Pd?
«Nessun tipo di abboccamento, per ora. Siamo in attesa perché tutti questi ragionamenti riguardano sia la Regione sia il livello nazionale. Noi siamo aperti a tutte le possibilità date da un percorso che ricostruisca il rapporto con i moderati».
E con Forza Italia? A che punto sono le trattative?
«Il rapporto è buono, ma aspettiamo risposte. Ci dovremo riunire per decidere, prima o poi… Ma se non trovano compattezza al loro interno è difficile parlare. Non vogliamo certo entrare in casa d’altri, ma aspettiamo le loro proposte».
Significa che a Fi spetterà il compito di scegliere un candidato governatore e a Ncd quello di dare l’assenso finale?
«Prima di parlare di candidati dovremo ritrovarci sui progetti. Solo dopo ci potrà essere una discussione sui nomi, meglio se espressione della società civile».
Ma Ncd non ci pensa proprio a schierare un proprio candidato?
«Se non ci pensassimo saremmo degli sprovveduti. Ma crediamo che le nostre idee debbano sempre confrontarsi con quelle degli altri».
Tra il coordinatore Gentile e Scopelliti, soprattutto dopo la debacle dell’ex governatore alle europee, non corre buon sangue, tutt’altro. Negli ultimi tempi sembra che lei sia molto più vicino al primo…
«Mi perdoni, ma questo è un ragionamento che non funziona. La stima e l’amicizia con Scopelliti è una cosa, la politica un’altra. Io sono semplicemente rimasto dove tutti insieme avevamo deciso di stare. Aderisco alla linea nazionale portata avanti dal nostro coordinatore regionale, la cui nomina è stata frutto di una decisione condivisa. Il rapporto tra me e Peppe, per quanto mi riguarda, è sempre lo stesso».
Ma si dice che lui sia piuttosto risentito con lei…
«(risolino d’imbarazzo) Non posso entrare nella testa degli altri… Il mio è un percorso limpido e lineare».
Ammetterà che questa situazione potrebbe provocare riflessi politici…
«Se qualcosa è cambiato, è cambiato per lui, non per me. Se poi Scopelliti si allontana da Gentile perché non gli piace la sua linea politica, non è un problema che mi riguarda».
Però è anche vero che il “gruppo dei reggini”, di cui faceva parte anche il senatore Caridi, sembrava un blocco di granito…
«Ripeto: il mio è un percorso lineare. Se stiamo nell’Ncd ci stiamo. Io ci sono, Peppe pure. Il “blocco” se c’era prima ci potrà esserci anche dopo. Non dipende da me. Con Scopelliti non ho problemi di nessun tipo. Se lui non ha più affetto né stima nei miei confronti, sono affari suoi».
Qual è il suo giudizio su questi 4 anni di legislatura regionale?
«Dal 2010 a oggi sono stati attraversati momenti molto complicati. Onore e merito vanno a Scopelliti e a tutto il Consiglio, soprattutto per i risultati raggiunti nella sanità, con gli ottimi interventi sul deficit. Buone politiche che avrebbero potuto portare frutti anche elettorali, ma poi c’è stata la fine anticipata della legislatura… Il lavoro svolto è stato comunque notevole».
Il suo nome circola come possibile candidato a sindaco di Reggio. Le è arrivata una proposta ufficiale?
«(Esita) Per quanto mi riguarda non è un’ipotesi che prendo in considerazione… È dal ’92 che prendo voti, ne ho presi sempre, indipendentemente dall’era Scopelliti. Devo risposte ai miei amici, a quelli che mi hanno sempre sostenuto. Ma preferirei di no… La considero una possibilità da scartare a priori. Per uno come me, da sempre tra il popolo, comincia ad affiorare un po’ di stanchezza. Fare il sindaco è gratificante, ma a livello istituzionale è un momento difficilissimo. Bisogna puntare sulla discontinuità per essere all’altezza del periodo che viviamo. Prenda Renzi, ad esempio: è un uomo di questi tempi che incarna quello che il popolo desidera».
E rapportato alla situazione reggina che cosa significa?
«La città ha bisogno di qualcuno che segni questa discontinuità, pur riconoscendo le cose positive fatte in passato».
Le sue parole potrebbero non far piacere a Scopelliti…
«Dico sempre quello che penso. Queste cose le ho già dette a Peppe qualche mese fa. Senza discontinuità non si vince. La linea di due anni fa oggi non va più bene, bisogna prenderne atto. Il popolo reggino non si riconosce più in quella politica, serve quindi un’inversione di tendenza, a partire da un ottimo soggetto della società civile da mettere in campo».
Faccia qualche nome.
«L’ho già detto qualche settimana fa. Si parla di Lucio Dattola? Per me va bene, se incarna questa discontinuità». 

 

(L’intervista è stata pubblicata sul numero 163 del Corriere della Calabria, in edicola il 21 agosto)

 

Pietro Bellantoni

p.bellantoni@corrierecal.it

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