COSENZA Due vicende molto simili con un epilogo diversissimo. Sono quelle di Gianfranco Scarpelli e Paolo Gangemi, rispettivamente dg dell’Asp di Cosenza e dell’Ao bruzia. Entrambi hanno avuto qualche guaio giudiziario con la Procura di Cosenza e trattamenti diversi dalla giunta regionale, che ha revocato l’incarico al primo in seguito alla sospensione scattata per il caso degli “incarichi d’oro” nell’Azienda provinciale, ma non ha applicato la stessa ratio nel caso di Gangemi, rinviato a giudizio nell’ambito dell’inchiesta sulle consulenze “gonfiate” a favore di un avvocato del foro di Reggio.
C’è di più: nel caso di Gangemi, il dipartimento Salute si è addirittura mosso per rimetterlo al “suo” posto. È cronaca dei giorni scorsi: Giacomino Brancati, vice del direttore generale del dipartimento, appena una settimana fa, aveva proclamato la decadenza del manager reggino. La sua proroga era prima rimasta in bilico, poi era stata negata. Forse era stata ritenuta inopportuna, proprio per via del rinvio a giudizio, arrivato per un’ipotesi di reato in danno dell’azienda (la parcella “gonfiata”, appunto). Poi il dietrofront. Il dg Bruno Zito ha decretato la nullità dell’atto firmato da Brancati e Gangemi è tornato al suo posto, almeno fino alla prima settimana di settembre. L’atto – che restituisce validità ai documenti firmati dal manager nei primi venti giorni di prorogatio – è stato accolto con sorrisetti maliziosi all’Asp, dove il direttore generale, Gianfranco Scarpelli, è stato defenestrato (a maggio) dalla giunta in seguito all’interdizione rimediata (a febbraio) per il caso degli “incarichi d’oro”. Due pesi e due misure, insomma. E forse peggio, perché Scarpelli è stato mandato via (ma è ancora al suo posto perché, in assenza di un nuovo commissario al Piano di rientro, il suo successore non può insediarsi) per via di una “semplice” interdizione di due mesi, mentre la giunta regionale sembra dimenticare il rinvio a giudizio che ha colpito il manager reggino, uomo di strettissima osservanza scopellitiana. Gangemi intoccabile e Scarpelli sacrificabile sull’altare della faida politica tra Scopelliti e i fratelli Gentile? Gli atti farebbero pensare che sia così. E lo pensavano qualche settimana fa anche i consiglieri regionali del Pd Demetrio Naccari Carlizzi, Nicola Adamo, Carlo Guccione e Mario Franchino, in un’interrogazione presentata al presidente Franco Talarico. I democrat sottolineavano però che, ad oggi, «Gangemi non è stato oggetto di alcun provvedimento di rimozione, peraltro dovuto dalla giunta quale obbligo d’ufficio». Un comportamento «difforme» su due casi analoghi che «costituisce un incomprensibile modus operandi». Gli ultimi avvenimenti registrati nell’Azienda ospedaliera di Cosenza sembrano una risposta sufficiente. (0020)
p. p. p.
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