CATANZARO I giudici del Tar di Catanzaro hanno emesso la sentenza: la “governatrice” Antonella Stasi deve indire le elezioni entro 10 giorni. In caso di mancata ottemperanza nei termini stabiliti, sarà il prefetto di Catanzaro, Raffaele Cannizzaro, a dover convocare i comizi elettorali entro i successivi 5 giorni. Dopo settimane di balletti sulla data delle elezioni, adesso è un Tribunale della Repubblica a mettere con le spalle al muro la classe politica calabrese. Il Tribunale amministrativo si è pronunciato sul ricorso presentato da alcune associazioni di cittadini (Cittadinanzattiva, il Pungolo per Catanzaro, il comitato art. 48 e il comitato “Non solo Catanzaro”) che avevano chiesto l’intervento della magistratura per far ritornare i calabresi alle urne. La motivazione del ricorso era chiara: «Si impedisce ai calabresi l’esercizio primario del diritto di voto». Nel presentare il ricorso, era stato chiesto al Tar un giudizio immediato e urgente, ma i magistrati amministrativi avevano scelto una procedura normale, sia pure fissando in tempi brevi, appunto per oggi, la decisione. Per il 21 novembre è prevista invece la trattazione di merito.
Il caso in questione ha già un precedente, il cui esito finale è stato anche in quel caso favorevole agli appellanti. Nel 2012 era stato il Movimento difesa del cittadino a ottenere dalla giustizia amministrativa l’ordine per la presidente Polverini di indire le elezioni nella Regione Lazio. La stessa associazione che, nel 2011, ha bloccato l’ampliamento del consiglio regionale pugliese che indebitamente si cercava di far approvare.
VINCONO LE ASSOCIAZIONI
«Per fortuna – ha commentato l’avvocato Francesco Pitaro, che ha curato il ricorso –, c’è un giudice a Berlino e la democrazia, impedita per alcuni mesi, adesso può riprendere il suo corso. Il muro di cemento armato, costruito con l’utilizzo di cavilli e furbizie, per impedire ai cittadini di tornare alle urne una volta dimessosi il presidente della Regione, è stato abbattuto dalla magistratura amministrativa. Si è andati avanti, dalla data di dimissioni del presidente Scopelliti, violando sistematicamente la legislazione vigente e la Costituzione. Per mesi, ha guidato la Regione un Presidente facente funzioni, non eletto dai calabresi, che ha assunto una manifesta condotta omissiva in merito alla convocazione dei comizi elettorali. Il Tar, in accoglimento delle nostre tesi giuridiche, ha certificato le omissioni della Stasi ed ha restituito ai calabresi il diritto al voto. Rimangono, nel prendere atto con soddisfazione della decisione dei giudici amministrativi, da accertare responsabilità civili e penali per gli atti assunti da marzo in avanti».
LA SENTENZA
La sentenza emessa da Guido Salemi (presidente), Giovanni Iannini (consigliere) ed Emiliano Raganella (referendario) è destinata a scatenare un ciclone nella politica calabrese. Innanzitutto perché obbligherà la giunta, e la Stasi in particolare, a convocare i comizi elettorali, a più di 5 mesi dalle dimissioni dell’ex governatore Scopelliti. La legislatura, di fatto, è finita il 3 giugno scorso, quando il consiglio regionale ha preso atto del “passo indietro” del presidente. Ma da allora è stata solo una sequela di dichiarazioni e di date possibili ma mai confermate. C’è una certezza in più: non ci potranno essere più tentennamenti, visto che – qualora la Stasi dovesse decidere di non decidere – sarà il prefetto del capoluogo (al quale prima della modifica dello Statuto della Regione era demandata la prerogativa di convocare i comizi) a riportare i calabresi al voto.
Una data certa per le elezioni potrebbe anche sbloccare la situazione dei partiti politici. Del Pd in particolare. Proprio ieri i vicesegretari nazionali Serracchiani e Guerini avevano precisato che le primarie di coalizione possono essere programmate solo dopo la fissazione della data delle Regionali. La prima data utile per le elezioni potrebbe essere il 26 ottobre, in concomitanza con le amministrative di Reggio.
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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