CATANZARO Un investimento da 5 milioni di euro e ben trenta assunzioni rischiano di restare solo sulla carta per colpa di una “strada”. Il motivo: il Comune di Catanzaro non riesce a stabilire se quella piccola lingua di asfalto rientri o meno nel perimetro del centro abitato. La dimostrazione della farraginosità della macchina burocratica di Palazzo De Nobili, ma non solo. Dietro si celerebbe il tentativo di salvaguardare ben individuabili interessi. È scritto nero su bianco nell’atto di diffida che l’avvocato Francesco Pitaro ha inviato pochi giorni fa all’amministrazione comunale: «L’ente ha assunto una condotta non collaborativa, adottando atti endoprocedimentali pretestuosi e strumentali di rifiuto e/o di integrazione di atti. Tutto ciò non fa che ostacolare la nascita di una nuova attività commerciale, che farebbe bene alla città e ai catanzaresi e all’economia del territorio, e non fa che blindare e favorire, impedendo la concorrenza, esercizi e attività commerciali già esistenti».
STRADA SCONOSCIUTA A voler caparbiamente investire sul capoluogo è l’azienda Raffaele spa già proprietaria di numerosi punti vendita (articoli per il fai da te, materiali da costruzione, arredo bagno, ceramiche, porte, idraulica, riscaldamento, condizionamento, ferro) in tutta la Calabria. La ditta nei mesi scorsi ha acquistato e ristrutturato un capannone nel quartiere Barone, poco distante dal centro commerciale “Le Fontane” di Floriano Noto, il re della grande distribuzione catanzarese. Ma quando la “Raffaele spa” ha richiesto l’autorizzazione al Comune sono iniziati i problemi. «Nonostante la pretestuosità e strumentalità delle richieste svolte dal comune di Catanzaro – scrive l’avvocato Pitaro – l’azienda ha sempre aderito alle stesse fornendo ogni integrazione e documentazione richiesta». Eppure la pratica resta bloccata. Il 12 agosto scorso il settore Edilizia privata e Sue del Comune di Catanzaro ha comunicato al responsabile Suap di avere preso atto degli elaborati integrativi depositati dalla Raffaele spa e che, tuttavia, «gli stessi non sono esaustivi in quanto carenti di: nulla osta rilasciato da parte dell’ente proprietario della strada per la realizzazione delle corsie di accumulo. Per quanto sopra esposto si comunica che la Scia allo stato non è ancora procedibile … ». Eppure la società l’1 agosto aveva chiesto proprio al Comune di sapere, attraverso adozione di propria certificazione, se la strada di ingresso all’immobile in cui la società vuole avviare l’attività commerciale «ricade o meno all’interno della delimitazione del centro abitato». Identica istanza era stata rivolta anche alla Provincia. Risultato per Palazzo De Nobili la strada è fuori dal centro abitato, per gli uffici dell’ente intermedio, invece, «è di competenza dell’amministrazione comunale». Insomma, non c’è chiarezza. «Ad oggi, in buona sostanza, a causa della contraddittorietà di certificazioni in merito alla qualificazione della detta strada (fuori o dentro il centro abitato), illegalmente e ingiustamente – si legge ancora nell’atto di diffida – è inibito alla Raffaele spa il diritto di avviare la propria attività commerciale».
LO STRANO ESPOSTO Ma c’è di più e forse di peggio. Tra le varie comunicazioni tra azienda e amministrazione comunale si inserisce anche il comando della polizia municipale. Nella nota trasmessa, i vigili urbani avvisano le parti che alla pratica della ditta Raffaele è stato allegato un esposto «sottoscritto da circa 250 cittadini… trasmessoci con nota a firma del consigliere comunale Eugenio Riccio… con il quale viene richiesto un intervento immediato per la messa in sicurezza della strada provinciale 166 e della statale 106 , nel tratto compreso tra la rotatoria Barone/Bellino e il cavalcavia di Giovino, atteso l’esponenziale sviluppo urbanistico e commerciale della predetta area che ha comportato problemi legati alla sicurezza stradale». Per l’avvocato Pitaro è evidente «la totale disconnessione logica e giuridica dell’esposto con la richiesta formulata dalla Raffaele spa».Una stranezza che il legale della società ha voluto approfondire, e quel che ha scoperto non fa che rendere ancora più nebulosa tutta la vicenda. «A seguito di indagine privata svolta da soggetto abilitato, su incarico della Raffaele spa, è stato accertato che firme apposte sul detto esposto non appartengono ai nomi in esso indicati. Si tratta in sostanza di firme false. Ad altri soggetti, le cui firme risultano essere apposte, non è stato consentito di vedere l’esposto ma gli è stato sottoposto soltanto un “modulo” senza la possibilità di avere cognizione del contenuto integrale dell’esposto». Per questi motivi la società ha già dato mandato di depositare un dettagliato esposto alla Procura della Repubblica «affinché l’autorità giudiziaria penale possa fare chiarezza su tale aspetto e accertare eventuali condotte penalmente rilevanti affinchè i soggetti ritenuti responsabili vengano condannati alle pene di legge». Quanto al contenuto dell’esposto, l’avvocato della Raffaele spa fa notare come in quell’area «insiste un importantissimo complesso commerciale, denominato “Le Fontane”, e la strada de qua, sulla quale confluiscono migliaia e migliaia di autovetture e mezzi, è totalmente e completamente sicura al punto da sopportare, in sicurezza, la confluenza di tutti i mezzi che si recano e vanno via dal centro commerciale. Ogni valutazione sulla detta strada ha ed avrà e deve avere dirette e immediate conseguenza anche sul detto complesso commerciale». Per l’avvocato Pitaro, in pratica, con «condotte pretestuose e strumentali nonché con esposti contenenti firme false, e orchestrati ad arte, alla Raffaele Spa viene negato un diritto, costituzionalmente previsto, di svolgere un’attività commerciale all’interno del territorio del comune di Catanzaro».
MENTRE IL COMMERCIO MUORE In attesa che il Comune risponda ai rilievi sollevati dalla società, resta il sospetto che qualcosa di strano stia avvenendo in città. Mentre, infatti, gli esercizi commerciali, dal centro alla periferia, chiudono inesorabilmente uno dopo l’altro, pare esserci scarsa voglia a incentivare quei pochi imprenditori che sembrano andare contro corrente. Resta ancora incomprensibile la proposta avanzata questa estate dal sindaco Sergio Abramo e dall’assessore al ramo Daniela Carrozza davanti alla conferenza dei capigruppo. L’idea illustrata ai consiglieri comunali era di “bloccare” il rilascio delle licenze commerciali, un tentativo, era stato spiegato, di bloccare l’espansione dei negozi cinesi. Il veto dell’opposizione ha stoppato sul nascere la proposta. Eppure, il caso della Raffaele spa non sembra isolato. Il 3 settembre davanti al Tar si è discusso il ricorso presentato da un altro gruppo imprenditoriale che da mesi cerca di aprire, senza riuscirci, un ipermercato in via Lombardi, non lontano da un supermercato ampliato proprio quest’estate sempre riconducibile all’imprenditore Noto. I giudici amministrativi per il momento hanno rigettato la richiesta di sospensiva, ma la vicenda va avanti.
Gaetano Mazzuca
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