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LA DECISIONE DEL TAR | I furbi e i bravi ragazzi

LAMEZIA TERME Certo, c’è la ‘ndrangheta; sicuro, esiste una classe politica sostanzialmente bugiarda e trasversalmente arraffona; ovvio, il “caso elezioni” ha mostrato il sovvertimento delle legge …

Pubblicato il: 07/09/2014 – 9:12
LA DECISIONE DEL TAR | I furbi e i bravi ragazzi

LAMEZIA TERME Certo, c’è la ‘ndrangheta; sicuro, esiste una classe politica sostanzialmente bugiarda e trasversalmente arraffona; ovvio, il “caso elezioni” ha mostrato il sovvertimento delle legge perpetrato dalle istituzioni che dovrebbero custodirla. Eppure, malgrado tutto, «anche alcuni calabresi sono bravi ragazzi e testardi per natura. Sicché “nessuno li può fermar”. Meno male». Eugenio Scalfari, nell’editoriale di oggi su Repubblica dal titolo “Noi siamo bravi ragazzi e nessun ci può fermare”, affronta l’affaire Calabria sottolineando meriti (pochi) e demeriti (tanti) dei soggetti in campo. I demeriti di chi nelle istituzioni o nei partiti decide, spesso per propri tornaconti politici o personali; i meriti di un manipolo di cittadini, che appellandosi a un Tribunale sono riusciti a riconquistare il diritto democratico di votare e scegliere i propri rappresentanti. La Calabria dei “bravi” opposta alla Calabria dei “furbi”.

Scalfari riepiloga tutta la vicenda fino ad arrivare all’epilogo finale. Parla della Regione già presieduta da Peppe Scopelliti, condannato in primo grado a sei mesi e in seguito dimissionario. «Per automatismo – spiega la firma storica di Repubblica – anche il consiglio regionale si sciolse, ma prima approvò un atto in extremis: tolse al prefetto il potere di indire le elezioni e lo affidò al vicepresidente del consiglio regionale, nonostante anche lui fosse dimissionario». E cosa fa la massima (nonché ormai sciolta) assemblea elettiva calabrese? Continua «a riunirsi regolarmente, votare progetti, assunzioni, appalti, incarichi», senza che né la destra al potere «né i consiglieri Pd si astenessero da comportamenti indebiti». Le responsabilità, come il Corriere della Calabria ha sostenuto in tutti questi mesi, non sono da addebitare solo a una parte politica: sono bipartisan. Entrambi gli schieramenti si sono ritrovati a condividere un obiettivo: stiracchiare la vita della legislatura il più possibile, in barba a tutte le leggi e ai principi fondanti dell’autodeterminazione democratica. È andata avanti così fino a quando – continua Scalfari – «un comitato di cittadini da tempo esistente, che ha per fine quello di combattere i soprusi e gli illeciti della pubblica amministrazione, incaricò (l’avvocato, ndr) Pellegrino di citare dinanzi al Tar quanto accadeva a Catanzaro. Contemporaneamente il suddetto comitato e il suddetto avvocato informarono di quanto avveniva la Presidenza del Consiglio chiedendone l’intervento. La lettera e l’intera pratica furono passate al capo del Dipartimento uffici giudiziari di Palazzo Chigi, diretto da certa Antonella Manzione, già capo dei vigili urbani di Firenze quando il sindaco era Renzi. Come un capo dei vigili possa assumere la guida dell’ufficio legislativo della Presidenza del Consiglio è un fatto misterioso. Forse si sperava in un mistero gaudioso ma non sembra che sia così». Infatti di fronte al ricorso contro il consiglio regionale «la Manzione non ha trovato di meglio che rivolgersi al ministero dell’Interno per suggerimenti sul da fare e la pratica è ancora ferma lì». Ci ha pensato il Tar a sbloccare la situazione, con una sentenza che obbliga la vicepresidente Stasi o – in caso di un ulteriore stallo – il prefetto di Catanzaro, a indire le elezioni. Malgrado tutto, i calabresi sono «bravi ragazzi».

 

p. bel.

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