CATANZARO Fermi tutti: quelle nomine non si possono fare. Fine della discussione. Il ministero della Salute interviene ancora sulle designazioni dei direttori generali della sanità e, con un comunicato diramato domenica pomeriggio, quasi urla il suo altolà alla giunta regionale, che domani si appresterebbe a ridisegnare il management di Asp e Ao calabresi malgrado il parere negativo dell’Avvocatura dello Stato e la precendente presa di posizione dello stesso ministero. Ma l’esecutivo sembra voler fare orecchie da mercante e procedere ugualmente, al punto da costringere il dicastero guidato da Beatrice Lorenzin ad alzare le barricate contro un’azione ritenuta fortemente illegittima.
«BLOCCATE TUTTO»
«In relazione alle notizie stampa secondo cui la giunta regionale calabrese in prorogatio – è scritto nel comunicato –, nell’imminenza delle elezioni per il rinnovo degli organi di governo della Regione e in palese contrasto con le univoche indicazioni rese dall’Avvocatura dello Stato, dai ministeri della Salute e dell’Economia e delle finanze e dai sub-commissari per l’attuazione del Piano di rientro, il cui operato è stato sempre coerente con le indicazioni dei ministeri vigilanti, intenderebbe ugualmente procedere con le nomine di direttori generali o di commissari straordinari delle aziende sanitarie, occorre ribadire che, alla luce dell’autorevole parere dell’Avvocatura erariale, non sussistono i presupposti né di legittimità, né fattuali per compiere tali nomine».
Il veto ha una ragione fondamentale: «La giunta in prorogatio – prosegue la nota diffusa dal ministero – non ha il potere di compiere atti di straordinaria amministrazione», anche in considerazione del fatto che «non è in discussione l’ordinato andamento della gestione presso le aziende sanitarie». La via indicata dal ministero è quella della “reggenza”, «riconoscibile in capo ai direttori amministrativi e sanitari» come prevede il decreto legislativo 502 del 1992.
La giunta vuol procedere lo stesso? Il ministero avverte e paventa possibili azioni penali contro un esecutivo riottoso: «Qualsiasi eventuale iniziativa della giunta regionale in prorogatio in questa materia che determinasse nuovi oneri amministrativi ed economici per la sanità calabrese, e conseguentemente per la finanza pubblica, sarebbe necessariamente e tempestivamente censurata dai predetti ministeri vigilanti nonché dall’organo commissariale per l’attuazione del Piano di rientro, cui è stato già dato mandato di assumere ogni idonea iniziativa per garantire la corretta attuazione del piano e la salvaguardia dei livelli sostenibili della spesa sanitaria regionale, ivi compreso il coinvolgimento degli organi giurisdizionali competenti».
LA NOMINA DEL COMMISSARIO
È di venerdì scorso l’iniziativa della giunta regionale che ha invocato la nomina del commissario ad acta (posto vacante da più di tre mesi in seguito alla rimozione dell’ex governatore Scopelliti) e chiesto eplicitamente la rimozione del sub-commissario Luciano Pezzi, accusato senza mezzi termini di voler ostacolare le nomine per imprecisati motivi politici. Il ministero risponde prontamente e “difende” il suo delegato: «Per quanto poi concerne le accuse mosse da alcuni esponenti regionali al governo per la mancata nomina del nuovo commissario per l’attuazione del Piano di rientro, i ministri della salute e dell’Economia e delle finanze e il presidente del Consiglio sono proprio in queste ore impegnati per pervenire in tempi celeri alla nomina del commissario, così da restituire integrità all’organo commissariale». Dunque, il successore di Scopelliti – assicura il ministero – sarà nominato a breve mentre, per quanto riguarda Pezzi, nulla da fare, continuerà a rimanere al suo posto, nonostante le “rimostranze” della giunta (e dell’assessore Mimmo Tallini su tutti).
PARERI A CONFRONTO
Durante l’ultima riunione il governo regionale aveva affrontato in modo approfondito la questione nomine, anche avvalendosi delle audizioni del direttore generale del dipartimento Salute, Bruno Zito, e dell’omologo dell’Avvocatura regionale, Paolo Arillotta, sostanzialmente favorevoli alle nuove nomine. Sulle designazioni dei dg esistono pareri discordanti, alcuni però oggettivamente più “pesanti” di altri. Il giudizio stilato da Arillotta, ad esempio, riconosce alla giunta la possibilità di individuare i nuovi manager. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il noto costituzionalista Michele Ainis che – in un parere che sarebbe costato 10mila euro alle casse della Regione – dà disco verde all’esecutivo di Antonella Stasi, che avrebbe la facoltà di sostituire i dg con dei commissari.
Di tutt’altro segno, invece, il parere dell’Avvocatura dello Stato, che era stato richiesto dallo stesso Pezzi alla vigilia (la scorsa settimana) della possibile nuova infornata di nomine di una giunta formalmente decaduta lo scorso 3 giugno. Per l’avvocato dello Stato non ci sono dubbi: la Stasi e gli assessori non possono insediare i direttori generali né, tantomeno, scegliere i commissari. Capitolo chiuso. Posizione che la settimana scorsa era stata condivisa in toto dal ministero. Oggi, di fronte all’irriducibilità della giunta, un altro fermo “no” che non lascia margini di trattativa. Che faranno Stasi&co?
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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