ROMA Il legame perverso tra politica e ‘ndrine, ma anche il tema del riciclaggio e le infiltrazioni negli appalti delle cosche. È durata quattro ore l’audizione in Commissione antimafia del pool di magistrati reggini. Con il procuratore capo Federico Cafiero de Raho sono stati sentiti anche l’aggiunto Nicola Gratteri e i sostituti Franco Curcio e Giuseppe Lombardo. Un incontro lungo e articolato, i cui contenuti sono stati quasi interamente secretati, vista la riservatezza delle questioni trattate. Solo gli ultimi venti minuti dell’audizione sono stati in seduta pubblica, nella quale De Raho ha ribadito che è alto il rischio di possibili inquinamenti mafiosi delle elezioni Regionali e delle amministrative di Reggio, ma è altrettanto forte l’attenzione della magistratura. «La ‘ndrangheta – ha detto il procuratore – ancora comanda e controlla il territorio in modo talmente pressante da condizionare l’espressione del voto. Il nostro sforzo per le prossime elezioni sarà di sostenere il voto libero attraverso controlli frequenti che possano consentire al cittadino di esprimersi liberamente e di ostacolare forme di condizionamenti e di intimidazioni da parte della ‘ndrangheta». La presidente della Commissione, Rosy Bindi, ha anticipato che è intenzione della Bicamerale lavorare a un nuovo e ancor più intransigente codice etico sulle candidature. Una sorta di “protocollo” che la Commissione spera di concludere rapidamente, in modo da renderlo pubblico in occasione della prossima missione in Calabria, dove è previsto che l’Antimafia faccia tappa nella Locride per una serie di accertamenti e audizioni sul posto.
L’AUDIZIONE DI GRATTERI
Molto particolareggiata l’audizione di Gratteri che ha riferito circa nuove e delicate indagini internazionali che vedono le cosche della Locride ancora protagoniste del narcotraffico tra America Latina ed Europa.
Un intero capitolo è stato dedicato, invece, all’indagine coordinata da Curcio e Lombardo sui rapporti delle cosche con ambienti politici della Lombardia. Si è parlato dell’indagine che vede al centro Francesco Belsito (ex cassiere della lega nord) e del “caso Scajola”. Infatti grande spazio è stato riservato alla vicenda Matacena, con i magistrati che hanno lamentato un atteggiamento «assolutamente non collaborativo» delle strutture degli affari esteri, in particolar modo dell’Ambasciata italiana negli Emirati arabi, per ottenere l’estradizione dell’ex parlamentare berlusconiano in Italia.
Sul punto esistono nuove delicate indagini sulle quali i magistrati hanno preferito restare vaghi, con la Commissione che ha però chiesto di essere informata quando le inchieste avranno raggiunto risultati concreti. Focus speciale, dunque, sulla farraginosità di una procedura che prevede la richiesta di estradizione inviata dalla procura alla procura generale, che poi deve inoltrarla al ministero della Giustizia, che a sua volta attiva gli Affari esteri a cui tocca il compito di dare l’input all’ambasciata. Fino alla Farnesina – hanno riferito gli inquirenti – l’iter è stato veloce, ma da lì in poi le cose hanno preso un aspetto che con un eufemismo è stato definito «eccessivamente burocratico».
PASSAGGI SECRETATI
Alcuni passaggi delicati sono stati secretati, con la Bindi che ha anche disposto la non trascrizione dei verbali dell’audizione fino a suo ordine.
Al termine, nessuna dichiarazione da parte di Gratteri, Lombardo e Curcio. Il solo de Raho si è limitato a sottolineare il buon lavoro della Commissione antimafia e a ribadire che l’attenzione sul voto è altissima, «non solo da parte dei nostri uffici». Già avviate alcune indagini? «Quando dico che c’è la nostra massima attenzione – ha concluso il procuratore – ho già implicitamente risposto alla vostra domanda».
x
x