REGGIO CALABRIA Se nasci, o sguazzi, in un determinato brodo di coltura, i tuoi vestiti, la tua pelle, saranno sempre impregnati di quell’odore, di quegli umori. Gli umori grevi del “dagli allo straniero”, al senza cibo e senza terra. Se ti chiami Peppe Scopelliti e il tuo mito identificativo sono i Moti di Reggio, la tua militanza è avvenuta nell’Msi, la tua maturità in quell’An del post-fascista Fini, i migranti, i disperati del mare, non ti faranno mai una gran simpatia. E allora «basta navi, basta immigrati – dice Scopelliti – perché questa non è una città nelle condizioni di accogliere nuove situazioni di difficoltà». Che forse sarà anche vero, ma non ditelo ai volontari dell’Unicef che stanno assistendo decine e decine di bambini, anche grazie alla generosità dei cittadini di Reggio; non ditelo ai volontari della Protezione civile, solleciti e professionali nell’accogliere e nell’assistere i superstiti delle carrette del mare; non ditelo agli attivisti, al personale della Marina, ai militari dell’esercito. Non ditelo a nessuno.
Reggio, spiega l’ex governatore, non ne può più. E però stride un po’ un’affermazione di questo tipo se viene pronunciata durante la cerimonia di arrivo nel porto della nave da crociera “Neo Costa romantica”, la prima delle 27 che attraccheranno da qui al febbraio 2016. È forse una caduta di stile evitabile tributare applausi ai turisti che spendono e nel frattempo dimostrare di non avere molta pazienza nei confronti dello straniero che chiede. Asilo, cibo, pace – chiede perché fugge, e forse il diritto alla comprensione non dovrebbe neppure elemosinarlo. Che Reggio non sia pronta – continua Scopelliti – «lo sa molto bene il governo e lo sa molto bene il ministro Angelino Alfano cui ho personalmente detto queste cose». Angelì, qui ci devi portare i tedeschi che curiosi spendono; i giapponesi che fotografano i Bronzi e comprano i gelati; gli svedesi che hanno donne bionde e alte che danno una luce diversa al corso Garibaldi – che ce ne facciamo di afghani e libici, di maghrebini e siriani? Cosa vuoi che portino? Sviluppo? Oppure scabbia, magari l’Ebola. La critica all’esecutivo di cui fa parte il suo partito, Ncd, e il suo amico ministro, è evidente. Quanto ai turisti della Costa, hanno invece trovato una delegazione della giunta regionale (gli assessori Demetrio Arena e Nazzareno Salerno), il senatore Antonio Caridi e poi lui, Scopelliti, che attualmente – dopo la condanna nel processo Fallara – non ha alcun ruolo istituzionale ma ultimamente ci tiene a presenziare alle inaugurazioni pubbliche.
«Rispetto alle navi della Marina italiana che ci portano immigrati, volute dal governo Renzi – spiega l’ex sindaco della città – penso che questo sia il sogno dei reggini a Reggio Calabria». Sarà anche un pensiero condivisibile, lambiccato da solide ragioni pragmatiche e di convenienza, ma il tatto, l’opportunità? Sarà colpa del brodo di coltura, ma gli psicologi deterministi direbbero che no, ognuno poi traccia il suo destino in autonomia, le sue credenze in esilio da un passato specifico. Scopelliti è pure determinato: no migranti, sì party.
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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