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Maxi sequestro alla cosca Grande-Aracri

LAMEZIA TERME La Dia di Firenze e quella di Bologna hanno scoperto Infiltrazioni della ‘ndrangheta in Emilia Romagna. Le operazioni sono state coadiuvate dai Carabinieri di Reggio Emilia che stanno…

Pubblicato il: 24/09/2014 – 11:55
Maxi sequestro alla cosca Grande-Aracri

LAMEZIA TERME La Dia di Firenze e quella di Bologna hanno scoperto Infiltrazioni della ‘ndrangheta in Emilia Romagna. Le operazioni sono state coadiuvate dai Carabinieri di Reggio Emilia che stanno effettuando, nelle province di Reggio Emilia, Perugia e Crotone, sequestri di beni riconducibili a imprenditori edili calabresi da anni operanti nella regione. Il sequestro, del valore di circa 5 milioni di euro, riguarda in particolare beni riconducibili ai fratelli Sarcone, imprenditori edili originari di Cutro, in provincia di Crotone, ma da anni stabilitisi in Emilia. I Sarcone sono ritenuti affiliati alla ‘ndrangheta calabrese, e precisamente alla cosca Grande-Aracri di Cutro, particolarmente attiva nelle estorsioni ai danni di imprenditori operanti in vari settori dell’economia locale.
Il sequestro è stato disposto in via d’urgenza dal Presidente del Tribunale di Reggio Emilia su richiesta del Direttore della Dia Arturo De Felice, dopo che gli investigatori del Centro operativo di Firenze avevano rilevato, da parte di familiari di uno dei fratelli Sarcone, ripetuti tentativi di sottrarre al sequestro ingenti somme di denaro.
Tra i beni posti sotto sigillo, circa 40 immobili tra terreni e fabbricati, numerosi autoveicoli intestati a persone fisiche e giuridiche, quote societarie e consistenti disponibilità finanziarie sproporzionate rispetto all’attività lecita svolta.
«L’operazione – ha precisato la Dia – si colloca nell’ambito di un procedimento di applicazione di misure di prevenzione personali e patrimoniali avviato a seguito di una richiesta formulata dal direttore della Dia, all’esito di una accurata analisi delle infiltrazioni della criminalità organizzata di origine calabrese nei settori imprenditoriali dell’Emilia Romagna».
Da qui sono partite le indagini sulla posizione dei quattro fratelli, uno dei quali già condannato (con sentenza di primo grado emessa nel 2013) a una pena di otto anni e otto mesi per associazione di tipo mafioso e per l’accertamento del ruolo ricoperto al vertice della cosca Grande-Aracri.

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