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«La frana sulla A3 non era evitabile»

COSENZA «Si tratta di eventi non prevedibili nella realizzazione dell’opera». E’ questa la motivazione con la quale il difensore dell’Anas – responsabile civile nel processo sulla frana killer dell…

Pubblicato il: 29/09/2014 – 15:08
«La frana sulla A3 non era evitabile»

COSENZA «Si tratta di eventi non prevedibili nella realizzazione dell’opera». E’ questa la motivazione con la quale il difensore dell’Anas – responsabile civile nel processo sulla frana killer della A3 – ha chiesto al giudice del Tribunale di Cosenza l’assoluzione degli imputati e ha evidenziato la non responsabilità della società nella tragedia del 25 gennaio del 2009, nella quale – nel tratto compreso tra gli svincoli di Altilia e Rogliano – persero la vita due persone e altre cinque rimasero ferite. Nell’inchiesta sono finiti funzionari dell’Anas, costruttori e ingegneri coinvolti nei lavori della A3, tutti indagati – a vario titolo – di disastro, frana colposa e omicidio colposo plurimo.

Dopo la requisitoria del pm, oggi è toccato agli avvocati degli imputati fare le loro arringhe difensive. I legali hanno ricostruito quanto accaduto quella maledetta domenica: poco dopo le 22 una coltre di fango e detriti travolse senza lasciare scampo il catanzarese Danilo Orlando, all’epoca 27enne da poco laureato in Scienze dell’amministrazione all’università “Magna Grecia”, e Nicola Pariano, 59 anni, dipendente dell’Enel e originario del Crotonese, ma da tempo residente nel capoluogo. I due viaggiavano su un furgoncino assieme ad altre persone: facevano parte di una squadra aziendale amatoriale che tornava da un memorial disputato a Terni. All’improvviso – hanno raccontato i superstiti – si è sentito un fortissimo boato e poi il fango ha ricoperto tutto: decine di alberi e detriti hanno travolto il furgoncino in transito. Una tragedia che solo per una pura fatalità non ha assunto dimensioni maggiori (le vittime potevano essere di più).

I legali, prima di fare le loro arringhe, hanno espresso vicinanza alle famiglie di Danilo e Nicola, «partecipando a un dolore, che non è comunque giustificabile». Gli interventi dei difensori – che sono durati diverse ore – hanno cercato di dimostrare che quanto accaduto – la frana – è stato un evento non prevedibile, anche perché – ha affermato l’avvocato di uno degli imputati «sulla A3 accade di tutto e non vi è mai stata segnalazione della probabile caduta, in quel tratto, di terriccio o sassi sulla carreggiata».

Il pubblico ministero Antonio Bruno Tridico, nella scorsa udienza, ha chiesto la condanna a cinque anni di carcere per tutti gli altri imputati e l’assoluzione per non aver commesso il fatto per Luigi Oliva (78 anni), di Napoli, ex ingegnere capo dell’Anas, e Eugenio Bevacqua (54), addetto all’ufficio tecnico del Comune di Altilia. La condanna è stata chiesta per Giuseppe Cavaliere (56 anni) di Lamezia; Angelo Gemelli (45 anni) di Laurignano, responsabile del Centro manutenzione Anas di Cosenza; Bernardino Cipolloni (84 anni) di Roma, direttore dei lavori; Nicola Megale (48 anni) di Maratea e Josè Librandi (44) di Rossano, direttore dei lavori e capo reparto del posto di manutenzione dell’Anas. Nell’inchiesta era indagato anche Cesare Cosentini, che è deceduto. Il pm ha ribadito, più volte, come l’Anas «non abbia mai fornito un atto che evidenziasse qualsiasi anomalia. Due giorni dopo la tragedia si è verificata un’altra frana esattamente in quella zona ma per fortuna in quel momento non passava nessuno. Tocca ora al giudice accertare le responsabilità di quanto accaduto quel 2 gennaio. Si torna in aula il prossimo 2 ottobre quando – dopo le arringhe di altri due legali – la Corte dovrebbe emettere la sentenza. 

 

Mirella Molinaro

m.molinaro@corrierecal.it

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