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Discarica di Casignana, assolto Crinò

Bisognerà attendere le motivazioni per comprendere cosa dell’impianto accusatorio non abbia convinto i giudici del Tribunale di Locri, ma è con una “raffica” di assoluzioni che si conclude il proce…

Pubblicato il: 30/09/2014 – 21:13
Discarica di Casignana, assolto Crinò

Bisognerà attendere le motivazioni per comprendere cosa dell’impianto accusatorio non abbia convinto i giudici del Tribunale di Locri, ma è con una “raffica” di assoluzioni che si conclude il procedimento scaturito dall’inchiesta “Black Garden”, l’indagine coordinata dal pm Sara Ombra che aveva messo sotto accusa la gestione della discarica di Casignana da parte di politici e amministratori. E proprio fra i politici coinvolti si registrano assoluzioni eccellenti: non tengono le accuse sull’ex sindaco oggi consigliere regionale Pietro Crinò nè per l’ex sindaco di Gioiosa Jonica Mario Mazza, assieme al responsabile dell’Ufficio tecnico di Casignana, Salvatore Crinò, l’architetto del Comune, Massimo Lafronte e uno dei dipendenti della Zetaemme, la società di gestione del sito, Stefano Tallariti.
Condanne seppur lievi arrivano invece per il fratello del consigliere Crinò, Antonio Giovanni, all’epoca responsabile tecnico della Zetaemme, condannato a un anno e sei mesi, per Saverio Zoccoli, titolare della società, cui è stata tributata una pena di un anno e nove mesi, mentre quattro mesi sono andati a Giorgio Stiriti, direttore tecnico della Leonia, la municipalizzata che per il Comune di Reggio Calabria si occupava della raccolta rifiuti, in seguito sciolta per mafia. Per la pubblica accusa, erano tutti a vario titolo coinvolti nell’illecita gestione della discarica di Casignana, trasformata in una vera e propria “bomba ambientale” a causa dell’illecito stoccaggio dei rifiuti e del “criminale” smaltimento del percolato, sversato direttamente nel vallone Rambotta, e da lì a mare. Stando a quanto emerso dalle indagini, a Casignana i rifiuti solidi urbani venivano stipati – senza alcuna compattazione né copertura – in aree della discarica consortile non autorizzate e prive del necessario isolamento dal terreno.
Un sistema pericoloso per l’ambiente – contaminato da fiumi di scorie – ma che alla Zetaemme consentiva enormi risparmi sui costi delle procedure di smaltimento previste dalla legge. Oneri praticamente azzerati invece per i rifiuti pericolosi, che secondo la pubblica accusa venivano accumulati in discarica senza alcun criterio o cautela, insieme a quelli ordinari dati alle fiamme quando era necessario fare spazio a nuovi carichi.
«È chiara – scriveva al riguardo il gip Antonino Laganà nell’ordinanza di custodia cautelare – la consapevolezza degli illeciti conferimenti compiuti laddove emerge che lo stesso Tallarita comunica a Zoccoli che gli abbanchi già effettuati sono fino al cielo ad indicare proprio il netto superamento dei limiti di soglia consentiti. Zoccoli, poi, fa presente al suo operaio di fiducia di non temere perchè alla fine del ciclo (abusivo) di conferimento lo stesso Tallarita e gli altri operai incaricati avranno una caramella, vale a dire un qualcosa di più rispetto al dovuto in forza dello straordinario (illecito) compiuto». E non è un caso che la discarica fosse colma ben oltre l’ordinaria capacità. A Casignana – è emerso dall’inchiesta – sversavano tutti, anche chi – almeno su carta – non sarebbe stato autorizzato a farlo. È il caso della Leonia, i cui camion sono stati pizzicati a depositare rifiuti nella discarica della Locride, proprio nelle settimane in cui il sito di Sambatello, cui generalmente si appoggia, era andato in tilt. Un conferimento autorizzato a malincuore da Crinò – all’epoca in rotta con l’ex governatore Scopelliti – ma solo in parte. Se formalmente solo a quattro camion era consentito depositare la spazzatura di Reggio a Casignana, in realtà erano otto i camion che facevano la spola fra la città dello Stretto e la cittadina della Locride.
Una manovra che secondo l’accusa sarebbe stata concertata con lo stesso Crinò, determinato a utilizzare la discarica come elemento di pressione politica. Un’accusa pesante, che gli inquirenti fondavano su conversazioni  come quella intercettata fra il sindaco Crinò e un funzionario della Leonia, Cosimo Simonetta, cui l’allora prima cittadino di Casignana avrebbe detto esplicitamente «Eh, fatemi chiamare da Scopelliti, oppure da, da, da coso, oppure dall’assessore, altrimenti a Casignana non viene nessuno (…), se vogliono qualcosa dalla, per la discarica di Casignana, mi deve chiamare o Scopelliti o l’assessore Pugliano, glielo dite ufficialmente». Per la Procura, elementi a carico di Crinò, ma che non sembrano aver convinto fino in fondo il Tribunale di Locri.

 

Alessia Candito

a.candito@corrierecal.it

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