REGGIO CALABRIA Potrebbe nascondersi a S. Giorgio Extra un pezzo di verità sull’omicidio di Giuseppe Sorgonà, il giovane parrucchiere ucciso in un agguato in pieno centro il 7 gennaio 2011? È quello che sembra emergere dalla deposizione del poliziotto Bruno Falco, chiamato oggi a testimoniare al processo Alta Tensione 2. Proprio uno degli imputati nel procedimento, Domenico Condemi, sarebbe stato – ha affermato in aula Falco – una delle “fonti” consultate per ricostruire particolari inerenti l’omicidio. Di più l’agente non ha potuto dire perché il contenuto di quel colloquio è coperto da segreto investigativo, ma si tratta comunque di una conferma importante di quanto detto da Condemi, che già in passato aveva affermato di essere stato consultato riguardo la misteriosa morte del giovane parrucchiere. «Bruno Falco – aveva riferito nel rendere spontanee dichiarazioni nel gennaio 2014 – venne a chiedermi se Fortunato Quartuccio (fratello di Diego, ii imputato in Alta Tensione 2) fosse stato picchiato per l’omicidio di un parrucchiere, Sorgonà». Una domanda cui Condemi ha risposto negativamente, ma che sembra dimostrare che gli inquirenti – almeno in una certa fase – è a S. Giorgio extra che hanno cercato di raccogliere notizie sulla morte del giovane.
Incensurato, del tutto estraneo a qualsiasi ambiente malavitoso, Sorgonà è stato freddato in pieno centro cittadino con un unico colpo, sparato da sicario a bordo di una moto in corsa, che si è accostata alla macchina su cui il ragazzo viaggiava insieme al figlio di due anni, per poi far perdere le proprie tracce. Un delitto che ha fatto rumore in città e non solo per le inquietanti modalità con cui è avvenuto – un lavoro da professionisti, si è detto subito in ambienti investigativi – ma anche perché il giovane era il parrucchiere di fiducia di Orsola Fallara, la dirigente del settore Bilancio del Comune di Reggio, morta suicida qualche settimana prima del venticinquenne. Circostanze che hanno dato adito a voci su possibili collegamenti fra l’omicidio del giovane e la morte della donna, nonostante la Procura non abbia mai pubblicamente corroborato tale ipotesi. Ma nel frattempo, a distanza di quasi cinque anni da quel delitto, i killer di Sorgonà non hanno né nome né volto.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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