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Processo Lanzino, disposti nuovi accertamenti

COSENZA Saranno effettuate ulteriori verifiche per accertare l’eventuale presenza di materiali ancora utili alle indagini. Il professore Francesco De Stefano ha acconsentito alla richiesta della pr…

Pubblicato il: 01/10/2014 – 16:57
Processo Lanzino, disposti nuovi accertamenti

COSENZA Saranno effettuate ulteriori verifiche per accertare l’eventuale presenza di materiali ancora utili alle indagini. Il professore Francesco De Stefano ha acconsentito alla richiesta della presidente del collegio giudicante, Maria Antonia Gallo, nel corso di un’udienza del processo Lanzino. Dopo una lunga pausa estiva è ripreso nel Tribunale di Cosenza il procedimento che cerca di fare luce sulla morte di Roberta Lanzino, la studentessa uccisa il 26 luglio del 1988. Per il brutale assassinio della giovane è imputato Franco Sansone, accusato di aver violentato e ammazzato Roberta assieme a Luigi Carbone, vittima di lupara bianca. Per l’omicidio di Carbone sono accusati, invece, Alfredo Sansone e il figlio Remo, rispettivamente padre e fratello di Franco.
Il professore De Stefano ha riferito sulle perizie effettuate come medico legale nel 1988 e nel 1989 su incarico del giudice istruttore e poi, nel 1993, su incarico della Corte d’assise d’appello di Catanzaro, in occasione della rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale (nel processo a carico dei Frangella, accusati e poi assolti in tutti e tre i gradi di giudizio). Il medico ha sostanzialmente confermato quanto sostenuto nelle sue perizie, e cioè che su molti reperti non è stato possibile eseguire accertamenti specifici perché non erano in buone condizioni. In generale ha ribadito che uno degli ostacoli principali è stato rappresentato dalla degradazione dei campioni. Così è stato per i jeans di Rosario Frangella (uno degli imputati del primo processo, poi assolto in tutti e tre i gradi di giudizio) sui quali si è concentrata la prima parte dell’escussione di De Stefano.
Incalzato dalle domande del pm e dei legali di parte civile e difesa, il professore non è riuscito a dare risposte certe sulla sparizione di alcuni reperti e sulla distruzione di alcune provette, anche perché – ha precisato – per un periodo non si è occupato del caso. Nello specifico, l’avvocato Ornella Nucci – legale della famiglia Lanzino assieme alla collega Marina Pasqua – ha chiesto al professore se gli risultava che il capitano Garofalo, all’epoca comandante del Ris di Parma, avesse dato ordine di sospendere l’attività di ricerca su alcuni campioni di materiale che stava proseguendo in Inghilterra. «È possibile – ha detto – ma non ho conoscenza diretta. Tutto avveniva per il tramite del capitano Garofalo. All’epoca io ho cercato qualsiasi cosa che fosse stata utile alle indagini. Ma se ora mi si chiede di fare un ulteriore tentativo, ci riprovo senza alcun problema». E – rispondendo a una domanda dell’avvocato Nucci – ha specificato che oggi ci si dovrebbe affidare, comunque, solo al ricordo dei colleghi e di chi in quel periodo ha fatto accertamenti, perché non esiste un registro di passaggio delle provette. Il giudice Gallo ha chiesto quale tipo di materiale adesso – anche alla luce di nuove tecniche – sarebbe possibile cercare. «Substrato su cui potrebbe esserci materiale organico. Ma se già 25 anni fa c’erano delle muffe, io non sarei così sicuro che sarà possibile ottenere qualcosa», ha detto il professore De Stefano. Qualche tentativo si potrebbe fare anche perché in quegli anni come analisi «si facevano solo quattro marcatori». E anche perché – ha detto il medico legale – all’epoca si sapeva che il liquido seminale si conservava con il congelamento, ma poi si è scoperto che non era il congelamento bensì l’essiccamento il modo migliore per conservare le tracce.
La Corte ha acquisito una serie di atti su richiesta della pubblica accusa e anche le deposizioni di Raffaele Sansone e del maresciallo Salzano che erano stati citati come teste.
L’udienza riprende domani, 2 ottobre, e si deciderà l’eventuale conferimento di un incarico ai Ris di Messina, che, in caso, dovranno eseguire nuovi e ulteriori accertamenti su alcuni reperti, e in particolare sul motorino e su un braccialetto di Roberta, usati quel tragico 26 luglio, e su una zolla di terra.

 

Mirella Molinaro

m.molinaro@corrierecal.it

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