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Il facile vittimismo

Ci scrive Enzo Bruno, candidato alla presidenza della Provincia di Catanzaro con “Aggregazione democratica”, per alcune precisazioni e alcune sue considerazioni «in merito all’editoriale di Gian An…

Pubblicato il: 02/10/2014 – 11:15
Il facile vittimismo

Ci scrive Enzo Bruno, candidato alla presidenza della Provincia di Catanzaro con “Aggregazione democratica”, per alcune precisazioni e alcune sue considerazioni «in merito all’editoriale di Gian Antonio Stella sulle colonne del Corriere della Sera, che trae spunto da un articolo del Corriere della Calabria (Condannati e candidati)».
Nel merito, Bruno precisa: «Il sottoscritto è in attesa del secondo grado di giudizio solo per il reato di truffa, visto che in primo grado è stato assolto dagli altri reati contestati su richiesta del pubblico ministero. Siamo in attesa dell’imminente giudizio di Appello per rispondere del reato di una truffa che, è bene precisare, si limiterebbe a una vicenda di poche decine di euro, fiduciosi come sempre siamo stati, nell’operato della magistratura e in una sentenza di assoluzione piena».
Poi osserva: «Era inevitabile che il clima da “caccia alle streghe”, alimentato nel corso della campagna elettorale per le Provinciali di Catanzaro, arrivasse ad una ribalta mediatica volutamente nazionale. Si sceglie in maniera strumentale di amplificare il clamore di fatti giudiziari che non sono definitivi, offuscando il richiamo al principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza fino al terzo grado di giudizio. Sarebbe necessario, forse, in seguito, aprire una riflessione seria sul valore vero del garantismo. E nel nome del garantismo, quale considerazione deve essere data, fino al giudizio definitivo, a quelle persone che hanno alle spalle oltre vent’anni di percorso politico e umano senza ombre, e, in oltre due decenni, hanno combattuto a viso aperto la mafia e il malaffare, subendo per questo pressioni e intimidazioni. Che giudizio ci sentiamo di dare se, per una vicenda tutta da chiarire, la stessa persona, finisce da anni in un ingranaggio mediatico giudiziario spietato, che farebbe a pezzi chiunque. In tutta franchezza, penso che sarebbe utile a tutti, prima di usare facili etichette e anticipare condanne fuori dalle sedi competenti, recuperare un minimo di rispetto e di civiltà giuridica e umana».
Nel merito nulla da obiettare, visto che si conferma da parte dell’interessato la condanna in primo grado per una supposta truffa in danno dello stesso ente che oggi si candida a presiedere.
Nelle considerazioni che poi sviluppa, invece, qualche replica è inevitabile. Intanto perché è una gratuita illazione di Enzo Bruno addebitarci l’aver anticipato «condanne fuori dalle sedi competenti». Ed è anche una fuga dalle proprie responsabilità di esponente politico che da vent’anni fa politica e si candida a presiedere un ente importante. Leggi, norme e regolamenti, infatti, non le scrivono i giornalisti, ma i politici e gli amministratori. In forza di tali leggi, norme e regolamenti, il principio della presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva vale per il cittadino ma, con tutta evidenza, finisce per valere assai meno per l’amministratore visto che si è deciso di imporre sospensioni anche dopo il primo grado di giudizio: vedi la odierna vicenda del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris e quella dell’ex governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti.
In altri casi la sospensione non è neanche prevista, ma autorevoli esponenti politici – come ad esempio il governatore dell’Emilia Vasco Errani – hanno deciso ugualmente di dimettersi pur in presenza di una condanna non definitiva. Al politico, insomma, spettano onori e oneri che al privato cittadino non toccano perché non uomo pubblico. Tutto qui. Il resto è un vittimismo che possiamo comprendere, ma non condividere soprattutto perché suona anche come uno stantio modo di togliersi le responsabilità di dosso per metterle sulle spalle di chi ha solo il compito di informare.
Infine spero che Enzo Bruno, per sensibilità politica, ammetterà che è singolare il fatto che a Catanzaro ci si ritrovi davanti a due candidati alla presidenza degli opposti schieramenti che hanno in comune una condanna per reati che sarebbero stati consumati proprio in danno dell’ente Provincia. Vuole una prova di ciò? Cosa farà il futuro presidente della Provincia di Catanzaro nei rispettivi processi d’Appello? Si costituirà parte civile o no? C’è un evidente imbarazzo affidato alla sensibilità dei diretti interessati, ma – forse – sarebbe stato il caso che tale nodo lo avessero sciolto i partiti prima di decidere le candidature.

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