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Processo Lanzino, al via le verifiche dei Ris

COSENZA Il Ris di Messina si metterà all’opera per analizzare alcuni reperti del caso Lanzino. Loha deciso la Corte del Tribunale di Cosenza (presieduta dal giudice Maria Antonia Gallo, a latere Lo…

Pubblicato il: 02/10/2014 – 15:13
Processo Lanzino, al via le verifiche dei Ris

COSENZA Il Ris di Messina si metterà all’opera per analizzare alcuni reperti del caso Lanzino. Lo
ha deciso la Corte del Tribunale di Cosenza (presieduta dal giudice Maria Antonia Gallo, a latere Lo Feudo), nel corso di un’udienza del processo che cerca di fare luce sulla morte di Roberta Lanzino, la giovane studentessa uccisa il 26 luglio del 1988. Per quel brutale assassinio è imputato Franco Sansone, accusato di aver violentato e ammazzato Roberta assieme a Luigi Carbone, vittima di lupara bianca. Per l’omicidio di Carbone sono accusati, invece, Alfredo Sansone e il figlio Remo, rispettivamente padre e fratello di Franco.
La presidente Gallo, questa mattina, ha affidato l’incarico al maggiore Carlo Romano, comandante della sezione Biologia del Ris di Messina e a un suo collega in qualità di biologo, sempre del Ris di Messina. I periti avranno il compito di verificare il contenuto dei plichi, conservati negli archivi del Tribunale di Cosenza, ad esclusione del materiale riconducibile ai Frangella (imputati nel primo processo e poi assolti in tutti e tre i gradi di giudizio) e a quello di Luigi Belmonte (escluso dalla vicenda già nella fase di indagini preliminare). Si tratta di un lavoro impegnativo per cercare di trovare qualche elemento utile ai fini processuali e all’accertamento della verità grazie a nuove tecniche scientifiche. Grazie alle quali – dopo quasi venti anni – si è arrivati a fare luce, ad esempio, anche sul giallo di via Poma.
Sul caso Lanzino, gli uomini del Ris dovranno accertare se ci sia corrispondenza tra gli oggetti catalogati e il reale contenuto dei plichi. In particolare, si dovranno analizzare due pezzi di stoffa rinvenuti sul ciglio della strada e verificare se ci siano tracce di materiale organico umano «descrivendone le caratteristiche genetiche ai fini identificativi». Identica indagine sarà condotta sul motorino di Roberta, custodito a Paola (in questo caso bisognerà capire come è stato conservato il mezzo) e sul braccialetto della ragazza che era stato consegnato ai suoi genitori. I difensori della famiglia (rappresentati dagli avvocati Marina Pasqua e Ornella Nucci) hanno consegnato il braccialetto per consentire ai periti di verificare se corrisponde a quello presente sulla foto di Roberta, come si presentava in sede di autopsia. E se su questo oggi potrebbe essere possibile individuare tracce biologiche o altro. Dovrebbe essere analizzato, inoltre, un fazzoletto – su richiesta delle difese – che dovrebbe essere contenuto nel plico 5 o in un altro scatolone. Delle verifiche dovrebbero essere compiute sul terriccio che – secondo la relazione del medico legale Barbaro, depositata nell’udienza del primo ottobre – dovrebbe trovarsi nel plico numero 6 o in un altro di quelli consegnati oggi al Ris. Si tratta di un campione di terra prelevato nel tratto in cui è stato trovato il corpo di Roberta. Infine, i periti prenderanno in esame i vetrini custoditi nella Procura di Paola – messi a disposizione dalla pubblica accusa rappresentata dai pm Sonia Nuzzo e Maria Camodeca – per verificare se, a loro giudizio, l’analisi dovesse rivelarsi utile all’identificazione di terze persone. La Corte ha autorizzato i periti a recarsi nell’istituto di Medicina legale di Bari per compiere accertamenti finalizzati all’eventuale recupero di materiale, che all’epoca era stato analizzato in quella sede.
I militari del Ris hanno accettato l’incarico e hanno comunicato di cominciare oggi stesso le verifiche sui reperti, d’intesa con i consulenti nominati dalle parti. A iniziare dal 2 ottobre, quindi, avranno a disposizione sessanta giorni per depositare la relazione. La presidente Gallo ha autorizzato i periti ad accedere agli atti del processo e a tutta la strumentazione necessaria alle analisi.
In aula, su richiesta dei legali della difesa, sono stati portati i plichi consegnati al Ris integri nella parte esterna. Ma il maggiore Romano non ha acconsentito che venissero aperti in aula per non contaminare il materiale.
Presenti in tribunale, come sempre, i genitori di Roberta: papà Franco e mamma Matilde non perdono un’udienza del processo che dovrà fare luce sulla morte della loro giovanissima figlia.
Il dibattimento è stato aggiornato ai prossimi 22 e 23 ottobre per ascoltare alcuni testimoni.

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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