GIOIA TAURO «Lo scalo gioiese dal punto di vista del traffico marittimo ancora oggi non intravede una possibile uscita dalla crisi che ormai lo investe dal 2010. Un altro anno di cassa integrazione straordinaria attende i lavoratori nonostante i volumi di tutto rispetto movimentati lo scorso anno, oltre 3 milioni di teus, che nel 2008 avrebbero sancito anche un premio di produzione per tutti gli addetti dello scalo». È quanto hanno sostenuto i rappresentanti del coordinamento portuali sulla conclusione di un’assemblea per discutere del futuro del porto.
«La crisi – hanno aggiunto – è diventata un alibi per strappare tariffe di movimentazione sempre più basse da parte degli armatori sotto la minaccia purtroppo reale e realizzabile di portare altrove il proprio carico. Nel frattempo i volumi sono in netto calo dalle 42.700 movimentazioni a settimana di aprile 2014 ai 37mila di settembre. Anche la produttività è in netta diminuzione: dagli oltre 23 mvs all’ora di marzo 2014 ai 21 mvsall’ora di ottobre, dopo aver toccato minimi storici di 19mvs a giugno 2014. Entrambi i parametri sembrano influenzati dell’attivazione del nuovo sistema operativo “Navis”, che tanti problemi e fermi operativi sta causando anche oggi a quattro mesi dalla attivazione. Solo il massimo impegno, la grande professionalità e l’attaccamento all’azienda dimostrata dai portuali, sta tenendo a galla il terminal. Le nostre preoccupazioni riguardano chiaramente la situazione commerciale. Anche la 2M che dovrebbe partire nel 2015 non configura un aumento di volumi a Gioia Tauro. Dal programma presentato si confermano infatti gli attuali servizi e prospettive per l’arrivo di altre compagnie e in particolare di Maersk non se ne intravedono. Non si intravede una diminuzione degli esuberi in Mct che si attesta a oltre 300 unità e nel frattempo le ditte esterne di rizzaggio hanno licenziato ben 12 operatori. Per lo sviluppo e la diversificazione delle attività del porto nulla è stato fatto, ed è inutile ribadire le cose che musure andavano prese in relazione a tasse di ancoraggio, accise sul gasolio, abbattimento oneri sociali, e “zes”. Ne siamo tutti a conoscenza».
«Pertanto – hanno detto i rappresentanti del Sul – chiediamo: alla Mct di procedere con investimenti sui mezzi operativi e sul personale al fine di essere più competitivi e ridurre drasticamente gli esuberi, all’ Autorità portuale di Gioia Tauro di assumersi la responsabilità nella progettazione di un piano di sviluppo che prevede la diversificazione delle attività portuali e alla politica locale di reagire con i fatti nei riguardi di una politica nazionale che blocca tutte le iniziative che dovrebbero far decollare il porto di Gioia Tauro e l’intera area portuale. Chiediamo, inoltre, al ministero competente, con determinazione, la fine del commissariamento dell’Autorità portuale di Gioia Tauro come premessa essenziale per il rilancio del porto in termini di programmazione e progettazione di interventi. Non ulteriori proroghe che rischiano soltanto di ritardare lo sviluppo dello scalo, ma una nomina autorevole alla guida dell’ente: un manager dalle comprovate capacità ed esperienze in termini di portualità e logistica, che sia in grado di tracciare le linee guida necessarie per trarre il porto fuori dal pantano in cui si trova e che sappia allargare le proprie competenze aldilà della cinta portuale per sfruttare appieno le potenzialità del suo retroporto a servizio dello sviluppo complessivo dell’area».
«Noi – ha concluso il Sul – come sindacato non assisteremo inerti a tale processo di stagnazione e di disintegrazione progressiva del sistema portuale gioiese. Pertanto, se non ci saranno le risposte che ci aspettiamo in termini di investimenti, infrastrutture e occupazione ci attiveremo per una mobilitazione senza precedenti senza fermarci in Calabria. Ci attiveremo affinché a Roma le istituzioni aprano il porto a nuovi soggetti imprenditoriali e affinché lo scalo – hanno concluso – possa essere sfruttato in tutta la sua potenzialità per cancellare definitivamente gli esuberi di personale».
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