CATANZARO Ancora una volta un anno di grandi successi, il quattordicesimo per l’esattezza, che ben restituisce l’orgoglio del suo sovrintendente e direttore artistico Chiara Giordano, per le scelte compiute, per la qualità della strada intrapresa in un luogo davvero magico come il Parco archelogico di Scolacium (Borgia) in cui, negli anni, si sono esibiti i grandi personaggi della scena internazionale come Zubin Mehta, Lorin Maazel, Pat Metheny, Wayne Shorter, Wynton Marsalis, David Parsons, Gilberto Gil, Chick Corea, Joaquin Cortès e gli italiani Stefano Bollani, Paolo Fresu, Giorgio Albertazzi, Uto Ughi, Salvatore Accardo, fra molti altri. “Armonie d’arte festival” oggi rappresenta una grande risorsa non solo per la Calabria intera ma anche per il panorama nazionale. D’altra parte questo festival costituisce solo la punta di un progetto più ampio e profondo, un progetto che non vuole limitarsi alla distribuzione di altrui produzioni ed eventi vari, ma vuole anche dare spazio alla produttività artistica. Emblematico in questo senso, il suo fiore all’occhiello di quest’anno rappresentato dalla prima assoluta di prestigio, realizzata assieme al Ravenna Festival e con la regia di Cristina Mazzavillani Muti, de “L’ultima notte di Scolacium” , il cui eco è stato ripreso ben oltre i confini regionali. «Oggi il festival rappresenta un luogo simbolico di bellezza e armonia – racconta il sovrintendente artistico Chiara Giordano – dove le forze e le iniziative si intrecciano per rinsaldarsi a vantaggio reciproco, dove lo scambio culturale crea un tipo di energia prodigiosa, capace di illuminare ben oltre ciò che accade presso il suo palpitante palco centrale. Non era scontato tutto ciò, anzi le difficoltà endemiche che affliggono la Calabria, perchè parte attiva di un meridione molto spesso lontano da certi circuiti e da certi intenti, erano e rimangono per alcuni versi presenti oltre l’immaginabile, ma la progressione, sia qualitativa che quantitativa del suo cartellone, è oggettivamente e inconfutabilmente reale; e ciò non solo per la presenza sfolgorante, addirittura in contemporanea, di Riccardo Muti – che persino e generosissimamente ha partecipato a titolo gratuito con un concerto dal titolo “La musica non solo forma ma salva” – e di Nicola Piovani nell’edizione di quest’anno, con lodi appassionate e sincere per lo sforzo profuso sino a qui. Tutto questo è stato possibile anche per alcune felici intuizioni, in primis di chi sovraintende alla bellezza, sospesa nel tempo, del parco di Scolacium, e che ha creduto fortemente nel valore supremo espresso dalla cultura. E la cultura ha mantenuto le sue promesse, facendo di “Armonie d’arte festival” non solo un appuntamento che ormai è divenuto un classico atteso da un anno all’altro, ma anche un modello di eccellenza che possiede lucidamente mission, obiettivi strategici, metodo. Per il prestigio accresciuto non solo del suo palmarès ma di tutta una regione, il festival crede ancora ad un’altra dimensione possibile per accelerare il suo sviluppo concreto e a breve darà vita ad un rinnovato corso».
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