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Un’elezione regionale che si rispetti deve offrire agli elettori una chiara lettura dei programmi dei candidati. Ai cittadini spetta la conoscenza comparata dei progetti politici complessivi. Di co…

Pubblicato il: 06/10/2014 – 5:53
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Un’elezione regionale che si rispetti deve offrire agli elettori una chiara lettura dei programmi dei candidati. Ai cittadini spetta la conoscenza comparata dei progetti politici complessivi. Di cosa si voglia fare della regione una volta conquistata la poltrona di governatore. Occorre, insomma, che i calabresi chiamati al voto il 23 novembre, eterni specialisti del voto inconsapevole, siano messi in condizione di scegliere tra ipotesi progettuali alternative. Dunque, sono tantissimi gli argomenti sui quali i candidati devono misurarsi con chi dovrà, poi, esprimere o meno il proprio consenso. Un ruolo che pochissimi svolgono così come si dovrebbe e che invero neppure le primarie del Pd hanno svolto egregiamente. Ciò in quanto si è deciso di fare, per deprecabile abitudine, come si è sempre fatto, nella convinzione che a prevalere dovessero essere gli eserciti e non i cittadini, da sempre prigionieri della brutta abitudine di elemosinare i “piaceri” privati, intesi a godere di favori (spessissimo indebiti) per sé, per il loro figli e affini.  Pertanto, non vi è ancora traccia di programma per l’occupazione giovanile, per il turismo, per il dissesto idrogeologico, per l’agricoltura, per le attività produttive (artigianato, industria e professioni, con questi ultimi assimilati alla Pmi per l’accesso alle politiche di incentivazione dei lavoratori svantaggiati), per l’urbanistica e per gli incentivi alle nuove filiere istituzionali (del tipo le unioni e le fusioni dei comuni), per i rifiuti e le bonifiche occorrenti, per l’assistenza sociale che non c’è. Ma neppure per il riammodernamento della macchina burocratica regionale, utile ad esaltare la meritocrazia e mandare in soffitta gli incapaci, per la riconduzione della premialità a chi realmente la merita e, soprattutto, per organizzare (finalmente) una dirigenza capace di ottimizzare l’utilizzo dei fondi comunitari, sino ad oggi dispersi per incapacità dei preposti.  Anche sulla sanità, nulla. Si naviga a vista sulla scia dell’attenuante generica del commissariamento. Dunque, nessuna exit strategy dall’anomala gestione commissariale, da programmare doverosamente per restituire ai calabresi quel diritto alla tutela della salute sancito dalla Costituzione e negato da sempre, gestione commissariale compresa. Tutto questo è avvenuto perché si è ingenerata, al riguardo, in Calabria la peggiore delle abitudini. La più disumana. E già, perché nella sanità calabrese prevalgono le distinzioni più innaturali: gli utenti, destinatari istituzionali delle prestazioni del sistema sanitario nazionale, diventano clienti; gli erogatori privati accreditati diventano sostenitori; le strutture pubbliche diventano serbatoi di voti, con operatori acritici al seguito; i medici, soprattutto quelli “di famiglia” assumono il ruolo di grandi elettori e, spesso, di candidati sicuri.  A fronte di un tale “dramma” culturale, che ha condotto la nostra regione all’ultimo posto di ogni classifica, sono in pochi a cimentarsi con l’elaborazione di programmi volti alla tutela dell’interesse collettivo. Nessuno (o quasi) ha deciso di misurarsi con i problemi che affliggono le classi meno abbienti calabresi, sempre più affollate, e i giovani senza speranze che corrono via ovunque, lasciando ivi gli affetti e i risultati dei sacrifici dei genitori. Nessuno pensa a quei poveretti che, senza santi in paradiso, non riescono a farsi una Tac ma neppure a morire assistiti dignitosamente. Nessuno pensa a dare speranza all’iniziativa privata schiacciata dall’estorsione e priva dei benefit pubblici che meriterebbe nonché delle finanze che le banche negano per antimeridionalismo diffuso. La notte appena trascorsa il Pd ha partorito il candidato. A Mario Oliverio va il mio sincero in bocca alla balena, pur avendo votato il suo maggiore competitor. Quanto al centrodestra si attende l’esito, dopo le premature interruzioni di gravidanza registrate.

Le incognite sul voto autunnale sono tante, tali da fare supporre ovunque pataracchi consumati dai furbi sulla pelle degli ingenui e degli idealisti (che per fortuna sono ancora in tanti). Si spera che ciò non accada e che l’espressione del consenso sia la più libera e limpida possibile. Ciò che conta è soddisfare le pretese dei cittadini!

Dunque, penna e calamaio per redigere il manifesto elettorale, ove rappresentare il disegno della Calabria di ogni competitor a governatore. Onestà intellettuale e lungimiranza per definire le liste all’insegna della nobiltà dei costumi dei candidati e della loro cultura. Venga indicata da subito la giunta, cui verrà richiesto un impegno trasparente ma muscolare. A proposito, un consiglio! Quanto al programma si ascoltino le sorgenti, ove tirare fuori i bisogni reali, le migliori idee e gli itinerari percorribili. Si dia peso alle rappresentanze del lavoro e di chi non l’ha mai avuto. Si consulti il sistema universitario regionale e il terzo settore. Si tenga conto dei medici eroi, grazie ai quali è rimasta un po’ di sanità. Si tengano in considerazione i sindaci, soprattutto di quelli che lo fanno per passione autentica.

Quanto alle liste, si scelga per il nuovo assoluto, salvo riconfermare chi ha la ragione della storia dalla sua parte. Tanti giovani in rappresentanza delle giovani idee, dei progetti che parlino comunitario, dell’associazionismo e del volontariato religioso, che tanto ha dato anche nell’accoglienza agli immigrati e nella lotta alla ’ndrangheta. Altrimenti, saranno in tanti a dimettersi da elettori oppure a dare fiato alle urla inutili che invadono il Paese.  

*Docente Unical

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