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Acqua pubblica: «Nessun accordo sul nostro bene comune»

«In questi giorni i media calabresi hanno dato ampio spazio alla notizia dello “storico accordo” raggiunto dalla So.Ri.Cal. s.p.a. I toni trionfalistici che hanno accompagnato questo “evento” neces…

Pubblicato il: 07/10/2014 – 9:52
Acqua pubblica: «Nessun accordo sul nostro bene comune»

«In questi giorni i media calabresi hanno dato ampio spazio alla notizia dello “storico accordo” raggiunto dalla So.Ri.Cal. s.p.a. I toni trionfalistici che hanno accompagnato questo “evento” necessitano una risposta da parte nostra». È la posizione del coordinamento calabrese Acqua pubblica “Bruno Arcuri”, che in una nota ripercorre le vicende recenti riguardanti la società mista che gestisce gli acquedotti calabresi.
«La Sorical – osservano gli attivisti – chiude un accordo di ristrutturazione del debito (circa 300 milioni di euro) con i suoi diversi creditori: Enel, Acea e Gala per forniture energetiche, la Depfa Bank finanziatrice del “project”, e altri 150 piccoli creditori. Ma di quali debiti stiamo parlando?». I militanti pro-acqua pubblica si concentrano, in particolare, sul caso della Depfa Bank, presentata come la finanziatrice del “project financing”. «Di quale “project” stiamo parlando? Ricordiamo che uno dei motivi principali dell’apertura ai privati nella gestione del servizio idrico stava proprio nella possibilità di rinvigorire le sempre più vuote casse pubbliche con i denari privati. Questa era la teoria. La pratica racconta invece – si legge nella nota del coordinamento – di un pubblico che non doveva anticipare un euro ma che continua a mettere soldi, come con gli ultimi tre milioni e mezzo di euro erogati dalla Stasi, e di un privato che doveva anticipare i soldi ma che invece non ha messo un solo euro, costringendo all’accensione di un costoso mutuo con una banca, la Depfa appunto, molto nota alle cronache giudiziarie per diverse operazioni spregiudicate con i derivati». Se questo mutuo «fosse stato contratto dalla Veolia e pagato dalla Veolia», gli attivisti non avrebbero avuto nulla da ridire, ma il fatto è che invece «è stato contratto dalla Sorical e pagato quindi anche dalla Regione Calabria».
«Così – prosegue il “Bruno Arcuri – siamo costretti a leggere giudizi positivi sul fatto che la Veolia “non ha mai creato difficoltà rendendo così più agevole la ricerca di un nuovo socio”: questo è semplicemente allucinante, per una multinazionale che tanti danni ha provocato nella nostra regione, nella gestione di due settori vitali come acqua e rifiuti. Basterebbe ricordare – si legge ancora nella nota – l’assurda vicenda dell’Alaco, il sequestro di quel bacino idrico, la fornitura di acqua non potabile a 400mila calabresi per pretendere dalla Veolia oltre a tutte le risorse rubate, il risarcimento dei danni provocati». L’unica nota positiva secondo gli attivisti riguarda le imprese del territorio, i cui crediti sarebbero saldati al 100% in cinque anni. «Ovviamente positiva – precisano – per quelle imprese che agiscono nella legalità, non come quelle implicate nella vicenda “Ceralacca” e nei tanti altri scandali che hanno coinvolto la Sorical-Veolia».
Ciò che appare «drammatico» al “Bruno Arcuri” è che con questa operazione «si voglia “normalizzare” una vicenda, quella del debito Sorical, ricca invece di punti oscuri. Al contrario noi pensiamo – aggiungono – che la vicenda non vada chiusa, che vada istituita una commissione di audit per fare finalmente chiarezza assoluta sui debiti, sulle anticipazioni, sulla riscossione dei debiti pregressi, sul ricorso al mutuo con la Depfa e, soprattutto, sulle tariffe applicate ai Comuni calabresi che sono assolutamente illegittime».
La notizia di una ritrovata appetibilità della Sorical sul mercato, poi, non fa certo gioire i militanti pro-acqua pubblica: «La politica del governo Renzi – spiegano – vede come uno degli obiettivi principali il favorire, o meglio l’imporre, processi di fusione e aggregazione tra aziende che gestiscono i servizi pubblici locali. La realizzazione di questo piano, che comporterà la definitiva consegna dei beni comuni ai capitali finanziari, procede rapidamente e i passaggi sono ben evidenti». Insomma «cambiano i governi ma non cambia la volontà di dare centralità al mercato e allontanare le decisioni dal controllo democratico, tradendo e violentando quella volontà popolare espressa con il referendum del 2011».
«Noi – conclude il “Bruno Arcuri” – come tutti i calabresi che si sono espressi contro la privatizzazione dei servizi pubblici locali, vorremmo l’acqua fuori dal mercato e, come unica soluzione per uscire da questa drammatica situazione, l’approvazione della nostra legge di iniziativa popolare per la ripubblicizzazione del servizio idrico, sottoscritta da 11mila calabresi e in attesa di essere discussa in Consiglio regionale. Non di certo un nuovo socio privato quindi, ma un’azienda speciale, interamente pubblica, per poter gestire in maniera trasparente e partecipata il nostro prezioso liquido».

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