VIBO VALENTIA Ingressi sbarrati, lucchetti e catenacci che impedivano l’ingresso nello stabilimento della “Marenostro” di Portosalvo, è stato quanto si è presentato nella giornata di ieri davanti agli occhi degli operai attualmente in forza all’azienda. Un modo «certo non condivisibile», hanno fatto sapere le Rsu, di rispondere alla vertenza in atto, che ha spinto, questa mattina, una delegazione di lavoratori a recarsi nuovamente davanti alla Prefettura di Vibo Valentia.
Da qui, dal prefetto Giovanni Bruno, aspettavano infatti, dopo l’incontro di venerdì, risposte che «ancora non sono arrivate», per quanto, tempestivo, sia giunto proprio dal funzionario governativo l’aut-aut verso l’imprenditore Vincenzo Ceravolo chiamato – per porre fine a una vertenza che si protrae negli ultimi mesi a ritmi sempre più serrati e soprattutto per fornire alle 93 unità interessate garanzie occupazionali – a presentare un piano industriale che permetta di fornire garanzie lavorative alle maestranze attualmente in forza all’azienda ittica. «Di fatto – fa sapere Giuseppe Galdino, dipendente della Marenostro e componente del sindacato Slai Cobas – non siamo stati ancora licenziati, ma sappiamo che da un momento all’altro, vista la carenza di “materia prima”, rischiamo di perdere il posto di lavoro. Siamo qui, quindi, per reclamare un diritto, tanto più che alcuni di noi non ricevono lo stipendio da sette mesi, altri da settembre dello scorso anno».
La Marenostro nasce nel 2002, con l’intento di rilevare l’azienda Nostromo. Delle vecchie maestranze, però, nonostante all’imprenditore fosse stata sottoposta apposita clausola di inserimento dei vecchi operai per l’apertura della nuova azienda ittica, ben 23 non sono mai state riassorbite e, per loro, ad agosto è terminata la mobilità in deroga. Attualmente, dei 93 operai interessati alla vertenza, 33 hanno un contratto lavorativo part-time di 24 o 20 ore settimanali, 10 un contratto full-time di 40 ore distribuiti su cinque giorni. Per i primi, è già scattato il tetto massimo di rinnovi consentiti, fissato a un anno. Per il 27 novembre, inoltre, è attesa la sentenza per l’istanza di fallimento presentata nei riguardi dell’imprenditore.
Zaira Bartucca
redazione@corrierecal.it
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