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Processo Meta 2010, una condanna e due assoluzioni

REGGIO CALABRIA Si conclude con una condanna e due assoluzioni il primo grado del processo stralcio di Meta 2010, il complesso procedimento scaturito dall’indagine antidroga che, a detta di investi…

Pubblicato il: 07/10/2014 – 15:21
Processo Meta 2010, una condanna e due assoluzioni

REGGIO CALABRIA Si conclude con una condanna e due assoluzioni il primo grado del processo stralcio di Meta 2010, il complesso procedimento scaturito dall’indagine antidroga che, a detta di investigatori ed inquirenti, nel 2011 ha portato a uno dei maggiori sequestri operati in Europa negli ultimi 20 anni. Il gup di Reggio Calabria ha condannato a 16 anni Ambrogio Sansone, difeso dall’avvocato Francesco Calabrese, mentre ha assolto Vianel Quintian, difesa dai legali Davide Barillà e Fabio Spaziani, e Maria Lisabeth Carvajal Martinez, difesa dagli avvocati Luca e Davide Barillà. Il giudice ha dunque ritenuto valido l’impianto accusatorio costruito dal pm Cerreti a carico di Sansone, considerato uno degli elementi di vertice dell’associazione e inchiodato anche da un esplicito scambio di e-mail concernente un carico di cocaina intercettato dagli investigatori, mentre non ha ritenuto sufficienti gli elementi a carico delle due donne di nazionalità colombiana Vianel Quitian Sanabria e Maria Lisabeth Carvajal Martinez, entrambe accusate di far transitare i pagamenti delle partite di coca dall’Italia alla Spagna, quindi all’America Latina.
Si compone anche processualmente il quadro scaturito dall’operazione che il 9 novembre 2011 che ha portato al sequestro di 2,6 tonnellate di cocaina e all’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 30 persone. Un’indagine complessa, inizialmente coordinata dalla Procura di Roma, quindi passata per competenza alla Dda di Reggio Calabria perché l’importazione di stupefacente, ha segnalato il gip di Roma, è stata «certamente consumata nel porto di Gioia Tauro».
Ed è qui che l’organizzazione che faceva capo al vibonese Vincenzo Barbieri – ritenuto affiliato al clan Mancuso e perno centrale del gruppo di narcos fino al suo assassinio, avvenuto a San Calogero (Vibo Valentia) il 12 marzo 2011 – provvedeva a far arrivare i carchi di bianca dalla Colombia. Per gli inquirenti, Barbieri era un grande broker delle importazioni: da una parte teneva i contatti diretti con i fornitori in Colombia, grazie anche a personaggi come Alessandro Pugliese, detto “Pupetto”, trasferito in pianta stabile nella zona di Meta in qualità di addetto ai rapporti con i fornitori, dall’altra si occupava del trasporto in Italia dello stupefacente. Qui toccava a Giuseppe Topia, braccio destro di Barbieri storicamente legato ai Mancuso, occuparsi delle operazioni di recupero di tutti i carichi di stupefacente importati in Italia, per poi cedere le partite di coca ad altre organizzazioni e clan che si occupavano di organizzare l’immissione della droga sul mercato.

Alessia Candito

a.candito@corrierecal.it

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