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"Alta tensione 2", istruttoria chiusa

REGGIO CALABRIA È al termine dell’ennesima dibattuta udienza che si è ufficialmente chiusa l’istruttoria del processo “Alta Tensione 2”, il procedimento che vede alla sbarra anche l’ex consigl…

Pubblicato il: 08/10/2014 – 19:14
"Alta tensione 2", istruttoria chiusa

REGGIO CALABRIA È al termine dell’ennesima dibattuta udienza che si è ufficialmente chiusa l’istruttoria del processo “Alta Tensione 2”, il procedimento che vede alla sbarra anche l’ex consigliere comunale del Pdl Giuseppe Plutino, finito in carcere con l’accusa di essere il referente istituzionale del clan Caridi, insieme ai Borghetto Zindato, federato agli ancor più potenti Libri. Agli atti del processo sono finiti non solo sentenze e atti giudiziari relativi ai precedenti giudicati riguardanti i clan della periferia sud della città, ma anche materiale elettorale, dettagliati report sui consensi elettorali in occasione di tutte le tornate in cui Plutino era stato coinvolto, insieme a vari documenti che toccherà al collegio presieduto dal giudice Teresa De Pascale esaminare nel segreto della camera di consiglio prima di arrivare a sentenza. Un giudizio atteso all’esito di un procedimento lungo, complesso e dibattuto, scaturito dall’inchiesta che approfondendo legami e rapporti degli uomini del clan Caridi già finiti in manette è arrivata a bussare alla porta delle istituzioni.
Per il pm Stefano Musolino che ha coordinato l’indagine, sarebbero state proprio le `ndrine che controllano i quartieri San Giorgio Extra, Boschicello, via Pio XI, Modena e a prodigarsi per la rielezione di Plutino, ricatapultato a Palazzo San Giorgio nel 2011, con un’ondata di consensi, che lo hanno  trasformato da semisconosciuto consigliere di periferia, transitato dall`Udc al Pdl, a campione delle preferenze, proiettato nell`Olimpo dei primi cinque eletti in città. Una ricostruzione duramente contestata fino all’ultima udienza  dai legali di Plutino,  gli avvocati Andrea Alvaro e Marco Gemelli, che hanno sempre sottolineato come l’appoggio elettorale fornito dai fratelli Condemi – anche loro imputati perché accusati di essere vicini al clan Caridi – fosse dovuto a ragioni familiari, piuttosto che alle strategie politiche delle potenti ‘ndrine della zona. Per le difese, Plutino avrebbe solo pagato il crescente successo elettorale, che all’epoca rischiava di mettere in ombra l’altro campione di preferenze della zona, l’attuale segretario questore del consiglio regionale, Gianni Nucera. Ex mentore, divenuto grande accusatore di Plutino, tanto in sede di indagine come in dibattimento Nucera si è sempre presentato come una vittima delle pressioni tanto del suo ex pupillo, come della famiglia Condemi ed in particolare di Domenico, definito in pubblica udienza «particolarmente violento ed esuberante ».
Era stato infatti lui a mettere nei guai  Plutino, accusandolo di aver fatto da mediatore fra lui e i suoi cugini, i fratelli Condemi, per l’assunzione di un membro della famiglia, individuato inizialmente in  uno dei fratelli Condemi, Domenico – scartato perché inadatto al ruolo – quindi sulla nipote dei due, Maria Cuzzola, per la quale l’attuale segretario questore sarebbe stato a suo dire vittima di indicibili pressioni, tanto da arrivare a temere « ripercussioni per la mia famiglia, sia di ordine psicologico, sia per il fatto che Domenico potesse reagire in maniera non adeguata». Affermazioni smentite nel corso del dibattimento tanto da Plutino, come dai fratelli Condemi. «Nucera ha detto di essere intimorito da me, ma vorrei chiedergli se aveva la stessa paura quando andavamo a braccetto a chiedere i voti in tutta San Giorgio Extra» ha detto Domenico qualche settimana fa nel corso delle lunghe, stentate ma pesantissime dichiarazioni spontanee che ha chiesto e ottenuto di fare. Altrettanto pesante e preciso è stato il fratello Filippo che nel corso della stessa udienza ha dichiarato che «con Nucera abbiamo rapporti diretti dal 2000. Abbiamo fatto tutte le campagne elettorali per lui, a spese nostre», ma soprattutto che l’ex segretario è stato per lungo tempo una presenza fissa anche nella vita quotidiana della famiglia.
«È venuto al mio matrimonio, è rientrato da Roma per la morte di mia madre, è venuto al funerale di uno zio», sottolinea Condemi, senza tralasciare quel viaggio a Cosenza fatto assieme all’onorevole «per avere luce sul progetto che avevo presentato». Un rapporto confidenziale – è emerso in dibattimento – precedente e autonomo rispetto alla collaborazione politica con Plutino, che è stato confermato anche da diversi testimoni,  inclusi alcuni ex collaboratori di Nucera. Testimonianze prese molto sul serio dal pm Musolino, che non ha a caso proprio a carico di Nucera ha aperto un’indagine la cui conclusione è stata notificata all’indagato proprio in questi giorni, ma che inficerebbe  quanto accertato sugli imputati in sede di indagine. Di opinione esattamente opposta le difese, che proprio per questo oggi  hanno chiesto che agli atti del processo finisse anche il provvedimento a carico di Nucera. Tesi speculari che avranno modo di confrontarsi a partire dalle prossime udienze del 15 e 29 ottobre, quando toccherà al pm Musolino difendere le risultanze della propria indagine in sede di requisitoria, per poi cedere il testimone agli avvocati per le arringhe difensive, calendarizzate fino al 26 novembre. Dopo, la parola toccherà solo ed unicamente al Collegio. 

 

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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