REGGIO CALABRIA «Sono contenta che si possa finalmente mettere la parola fine». Lo ha detto Simonetta Bonomi, soprintendente ai Beni culturali della Calabria a proposito della risposta negativa dalla commissione del ministro Dario Franceschini sulla trasportabilità dei bronzi di Riace. «A questo punto – ha proseguito – che la vicenda sia chiusa mi sembra chiaro. Noi comunque cercheremo sempre di fare il meglio, ci impegneremo al massimo nel nostro compito che è quello di valorizzare i bronzi».
Dello stesso tenore quanto dichiarato da Francesco Alì e Pasquale Amato, componenti del “Comitato per la valorizzazione e la tutela dei Bronzi di Riace e del Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria”:«La Commissione scientifica istituita da Dario Franceschini, ministro per i Beni culturali- hanno dichiarato – ha posto la parola fine all’odissea dei Bronzi di Riace che è iniziata il 16 agosto 1972». «Auspichiamo – proseguono in una nota – che da oggi nessuno ci costringa più a discutere su qualsiasi pretesa, richiesta o ipotesi di spostamento dei due capolavori in qualsivoglia parte del mondo o per qualsiasi evento nazionale o internazionale. Ci concentreremo da ora in poi sulla valorizzazione dei Bronzi e del loro museo e su tutto ciò che ruota in termini culturali, sociali ed economici attorno a questa azione. La Commissione – proseguono gli interessati – ha sconsigliato lo spostamento dei Bronzi di Riace non potendosi escludere “un pregiudizio alcuno per la loro integrità e conservazione” in caso di spostamento. Si tratta di una risposta che, come dice Franceschini, chiude legittimamente il dibattito aperto. Eravamo sicuri che questa dovesse essere la conclusione degli approfondimenti della Commissione. Lo abbiamo sempre detto che esistono relazioni e documenti scientifici redatti da soprintendenti, restauratori, archeologi e Iscr (l’Istituto tecnico dello stesso Mibact) che certificano che «in caso di movimentazione anche minima è largamente prevedibile il rischio di grave danneggiamento dei Bronzi di Riace a causa di importanti lesioni, microfratture, saldature nonché dell’estrema delicatezza dei due Bronzi causata dall’assottigliamento della loro struttura».
Ora – concludono Alì e Amato – bisogna lavorare partendo da questo dato definitivo, perché questo splendido museo, con i Bronzi di Riace, suoi “beni identitari e inamovibili”, e tutti gli altri suoi tesori, diventi il simbolo della nuova apertura al mondo e della rinascita della città, della regione e del Sud intero.»
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