REGGIO CALABRIA Una legge “abusiva” approvata da un Consiglio abusivo. Il finale della legislatura consegna una nuova e controversa “fuga in avanti” del parlamentino calabrese, che ieri ha varato modifiche a una norma su cui non poteva esprimersi. Si tratta della legge che regola le autorizzazioni, gli accreditamenti e i controlli delle strutture sanitarie pubbliche e private. Un ambito che non è più sotto la “giurisdizione” del Consiglio, dato che la sanità calabrese è commissariata. L’unico legittimato a cambiare le regole in materia è il commissario ad acta, Luciano Pezzi, in accordo con la sua struttura, che sovrintende l’attuazione del Piano di rientro dal debito. Ma il presidente Talarico e i consiglieri regionali hanno pensato di legiferare comunque e di inserire la norma nel lungo elenco di leggi ritenute «urgenti e indifferibili» approvate nella seduta di ieri. Fatto ancor più singolare se si tiene conto che l’assemblea è ufficialmente sciolta dal 3 giugno scorso, quando le dimissioni del governatore Peppe Scopelliti sono diventate ufficiali e irrevocabili.
La legge bipartisan – è stata presentata da Chiappetta (Ncd), Morrone (Fi), Grillo (Scopelliti Presidente), Serra (Insieme per la Calabria), Pacenza (Fi) e dai tre consiglieri Pd Scalzo, Guccione e Ciconte – sancisce una sorta di deregulation societaria per le strutture sanitarie regionali. In pratica semplifica moltissimo operazioni come passaggi azionari, volture e cessioni di rami d’azienda. Tutte procedure su cui, fino a ieri, vigeva il ferreo controllo della Regione. In gioco c’è un’alienazione di poteri per il dipartimento Salute a favore di una maggiore autonomia per gli imprenditori privati della sanità, con il rischio di minori controlli sulla vita societaria delle strutture regionali. L’approvazione della legge – secondo i più informati – avrebbe irritato e non poco il generale Pezzi. L’interferenza di Palazzo Campanella con i poteri assegnatigli dal Consiglio dei ministri è evidente. C’è di più: il commissario è al lavoro da tempo a una propria modifica della legge 24 del 2008 su accreditamenti e controlli. La sua proposta è quasi pronta per il visto finale dei ministeri di Economia e Salute e dunque il blitz del Consiglio potrebbe rappresentare il tentativo di anticipare le mosse del commissario ad acta e di allentare la supervisione della Regione sulle faccende sanitarie.
PEZZI A ROMA Possibile che Pezzi decida di “impugnare” la legge e di attuare l’iter per la sua revoca. Un po’ quello che sta facendo in relazione alle nomine dei commissari della Sanità approvate dalla giunta regionale. Il generale è volato quest’oggi a Roma per discutere il caso nei ministeri Economia e Salute e per illustrare gli atti avviati per la cancellazione di quelle delibere. Pezzi ha già diffidato la giunta guidata da Antonella Stasi e richiesto le controdeduzioni ai manager designati “illegittimamente”. Solo al termine di questa prammatica arriveranno le revoche. L’esecutivo regionale ha infatti ridisegnato il management di 8 tra Asp e Ao pur in presenza dei pareri negativi ministeriali e dell’Avvocatura dello Stato. I giudici distrettuali, in particolare, sottolineavano l’impossibilità di nominare i manager per una giunta in prorogatio come quella calabrese. L’affaire ha provocato un circostanziato esposto a firma della deputata del M5S Dalila Nesci, che ha generato l’apertura di un fascicolo da parte della Procura di Catanzaro. Il procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri ha già sentito come persone informate sui fatti la “governatrice” Stasi e lo stesso Pezzi, che ha fornito tutta la documentazione utile per ricostruire la vicenda. L’inchiesta è alle sue fasi iniziali e per il momento non vi sono iscritti nel registro degli indagati.
CARTE IN PROCURA Intanto arrivano le prime reazioni alla norma varata ieri. La Nesci ha presentato un altro esposto alla Procura di Reggio, alla Corte dei conti e alla struttura commissariale per il Piano di rientro, in cui specifica che la legge interviene «su materie di competenza del commissario» e che «lo stesso Consiglio regionale è sciolto, per quanto previsto dall’articolo 33 dello Statuto della Regione Calabria, in considerazione della presa d’atto, lo scorso 3 giugno, delle dimissioni del governatore regionale Giuseppe Scopelliti». Per la parlamentare grillina è l’«ennesimo abuso degli organi regionali, che stanno operando al di fuori dei propri, ridotti poteri. Il consiglio regionale non poteva legiferare sull’accreditamento sanitario, sia perché sciolto, sia perché la materia è rimessa alla struttura commissariale. È incredibile che, nonostante le nomine abusive, i richiami ministeriali sui dirigenti strapagati, le forzature in fatto di sanità e le indagini avviate pure in seguito ai miei esposti, questi soggetti continuino a calpestare le regole e le istituzioni dello Stato».
Da qui la richiesta a Pezzi e al sub-commissario Andrea Urbani «di provvedere per l’annullamento delle disposizioni sull’accreditamento sanitario approvate di forza dal consiglio regionale. Mi auguro che con le nuove elezioni spariscano tali prassi del potere, mai viste nella storia della Calabria».
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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