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Marechiaro, nuovo processo per Gentile e Chiaravalloti

LAMEZIA TERME La Cassazione rimanda indietro le lancette dell’orologio: il processo sull’affaire “Marechiaro” deve essere rifatto. Almeno parzialmente. I giudici, infatti, hanno rimandato a process…

Pubblicato il: 10/10/2014 – 10:10
Marechiaro, nuovo processo per Gentile e Chiaravalloti

LAMEZIA TERME La Cassazione rimanda indietro le lancette dell’orologio: il processo sull’affaire “Marechiaro” deve essere rifatto. Almeno parzialmente. I giudici, infatti, hanno rimandato a processo gli indagati solo per abuso d’ufficio. Mentre ha rigettato il ricorso per le altre accuse. Inoltre non ha disposto il sequestro della struttura turistica dell’area lametina. Un processo con imputati eccellenti a partire dall’ex governatore Giuseppe Chiaravalloti, il già assessore regionale all’Urbanistica, Paolo Bonaccorsi e l’allora assessore al Turismo nonché esponente di spicco e consigliere regionale di Ncd, Pino Gentile. Secondo la Suprema corte, per tutti loro il processo è da rifare. I giudici hanno anche azzerato le prescrizioni che secondo l’Appello erano nel frattempo sopraggiunti per alcuni reati. La vicenda che ha coinvolto 18 imputati di rango – tra dirigenti regionali e vertici politici della gestione Chiaravalloti nonché imprenditori di rilievo – prendeva spunto da un cospicuo finanziamento proveniente dai fondi regionali per realizzare il gran hotel Marechiaro di Gizzeria. Un locale molto conosciuto nella politica che conta, visto che più volte è stato sede di importanti vertici politici per decidere le sorti della Regione.

Stando alle accuse formulate all’epoca dalla Procura di Lamezia, tutti gli imputati a vario titolo si sarebbero resi responsabili di reati che andavano dall’associazione a delinquere, all’abuso d’ufficio, all’omissione di atti d’ufficio, alla falsità ideologica. Senza contare la turbata libertà degli incanti e soprattutto la truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Non solo, pur di realizzare quella struttura turistica – secondo quanto ricostruito dagli inquirenti – sarebbero state violate anche le norme in materia di edilizia, di urbanistica e vincoli paesistico-ambientali. Ora la Cassazione ha detto che il processo, almeno sul fronte delle resposabilità legate all’abuso d’ufficio, è da rifare. Una grossa gatta da pelare, dunque, per gli imputati che dovranno nuovamente presentarsi davanti ai giudici.

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