COSENZA Era quella la casa che doveva essere colpita. Alberto Ruffolo – il 25enne arrestato oggi dai carabinieri di Cosenza per le intimidazioni subìte dai vertici della giunta comunale di Marano Marchesato – indicava a una quarta persona (che ha collaborato alle indagini), l’abitazione di Eduardo Vivacqua, il sindaco del piccolo centro del Cosentino. Secondo l’accusa, Ruffolo assieme agli altri due arrestati Domenico Mignolo e Alberto Novello, avrebbe incendiato le auto del sindaco Vivacqua e del vicesindaco Pino Belmonte e indirizzato ai due amministratori e all’assessore Domenico Carbone – Belmonte è anche direttore del centro commerciale Metropolis di Rende – un biglietto con la scritta «i voti sono stati dati, se entro fine mese non escono cinque posti di lavoro al Comune o al Metropolis ogni singolo voto diventerà un colpo di pistola direttamente sulla vostra pelle», accompagnato da un proiettile calibro 7.65 e da quattro margherite viola. Ruffolo – è scritto nel provvedimento firmato dal procuratore capo della Repubblica di Cosenza Dario Granieri e dal sostituto Antonio Bruno Tridico – giunto in una strada buia di Marano Marchesato fermava l’auto e prendeva due bottiglie di plastica da un litro e mezzo, di quelli usati per l’acqua minerale. Ruffolo estraeva dal cofano della sua 600 un tubo di gomma e chiedeva al ragazzo che lo accompagnava (che ha poi collaborato con gli inquirenti) di «succhiare» la benzina dal serbatoio della 600 per riempire le bottiglie. Al suo rifiuto, Ruffolo iniziava a riempire la bottiglia aiutato da Novello e da un’altra persona. Una volta riempite le bottiglie, Novello e l’amico si allontanavano a bordo di un ciclomotore, mentre Ruffolo – scrivono gli investigatori – spiegava al ragazzo che era con lui che cosa bisognava fare perché «il sindaco e l’assessore non si erano comportati bene con altre persone», senza fare altri nomi. A quel punto Ruffolo avrebbe fermato l’auto e afferrato la bottiglia di benzina, e avrebbe chiesto al ragazzo di avvertirlo se fosse arrivato qualcuno. Ruffolo avrebbe fermato la macchina a venti metri dall’abitazione del sindaco. Erano le due di notte. Il giovane in compagnia di Ruffolo ha riferito di aver poi visto l’arrestato allontanarsi improvvisamente senza la bottiglia di benzina, mentre vedeva un bagliore arrivare dalla casa del sindaco. Il ragazzo ha capito che Ruffolo aveva compiuto quel gesto ma nel tragitto non avrebbe fatto domande per soggezione nei confronti di Ruffolo. Quest’ultimo gli avrebbe intimato di non riferire a nessuno quello che era accaduto e neanche di quello che Novello e l’amico avrebbero fatto a casa dell’assessore Carbone.
Il sindaco di Marano Marchesato, sentito dagli inquirenti che hanno ribadito l’assoluta estraneità ai fatti degli amministratori coinvolti, ha riferito un particolare: nell’estate del 2013, Mignolo e la suocera si sarebbero recati nel suo ufficio per chiedere un lavoro per la sua fidanzata, un «lavoro consono a ciò che la ragazza era in grado di fare». Ma – ha spiegato il sindaco – senza fare esplicite minacce.
Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it
x
x