COSENZA Avrebbe tentato di uccidere la moglie con premeditazione. Con questa accusa il pm della Procura di Cosenza, Salvatore Di Maio, ha chiesto un rinvio a giudizio nei confronti di Gabriel Bogdan Maturà, 35 anni rumeno residente a Vaccarizzo Albanese, attualmente detenuto nel carcere di Cosenza. L’uomo è accusato anche di maltrattamenti perché, con più azioni reiterate nel tempo, «ledeva gravemente l’integrità fisica e morale della moglie, sottoponendola, attraverso complesse attività persecutorie e vessatorie, a durevoli sofferenze fisiche e morali». In particolare, secondo l’accusa, l’avrebbe minacciata costantemente di morte; insultata continuamente rivolgendole frasi ed epiteti offensivi; colpita con calci e pugni, sottoponendola in alcuni casi a violenti pestaggi. Inoltre, il marito avrebbe controllato ossessivamente ogni suo spostamento, le telefonate e le frequentazioni. Le avrebbe anche impedito di uscire di casa chiudendo a chiave la porta di ingresso dell’abitazione. La donna – secondo l’impianto accusatorio – si trovava in una situazione di intollerabile disagio, paura e soggezione psicologica.
Il pm contesta a Maturà l’aggravante di aver commesso gli episodi di violenza in presenza di due minori, i figli della coppia: un bimbo di 5 anni e un altro di 2 anni. Le indagini hanno preso il via da un fatto avvenuto a Vaccarizzo Albanese: il marito mentre era in macchina avrebbe fatto sedere il figlio sul sedile anteriore e la moglie su quello posteriore e a quel punto avrebbe cominciato a sferrare una serie di coltellate alla consorte. La donna, secondo quanto confermato da perizie mediche, avrebbe riportato ferite giudicate guaribili in 40 giorni, fratture multiple del corpo e lo sfregio permanente del viso. L’uomo avrebbe avuto l’intenzione di uccidere la moglie se non fosse la lama del coltello si spezzasse. Ai militari giunti sul luogo dell’incidente avrebbe, infatti, raccontato di essere stato vittima di aggressione e rapina, ma i carabinieri non hanno ritenuto credibile il suo racconto e hanno indagato per capire che cosa fosse realmente successo.
Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it
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