«La nota a conclusione dello pseudo-incontro di stamane con il sottosegretario Delrio e relativo, in ipotesi, alla vicenda dei precari calabresi è qualcosa che richiede un commento senza se e senza ma; cosi come accaduto in occasione delle elezioni europee con la presenza di Matteo Renzi a Reggio Calabria (in quella circostanza annunciò la cabina di regia e assunse impegni che poi ha completamente disatteso) anche stavolta in costanza di una campagna elettorale i maggiorenti del Pd, il candidato alla presidenza e qualche sponda romana si industriano nell’arte di cui sono assolutamente padroni, mentire sapendo di mentire, diffondere notizie completamente false e tendenziose, cercare di tirare acqua al loro mulino e garantire argomenti per la campagna elettorale.
Una piena e consapevole irresponsabilità istituzionale condita da spregiudicatezza politica indegna ed inaccettabile». È quanto afferma, in una nota, l’assessore regionale al Lavoro, Nazzareno Salerno.
«Dicano il professore di Reggio Emilia e i suoi sodali calabresi – prosegue Salerno – se si rendono conto che l’affermazione “per il decreto che prevede la contrattualizzazione si aspetta solo, come atto puramente tecnico, la registrazione da parte della Corte dei Conti” non equivale ad affermare una chiara e precisa responsabilità del governo e dei suoi ritardi. Dicano i sodali calabresi del professore di Reggio Emilia se corrisponde o meno al vero – aggiunge – che la Regione Calabria con la legge 1/2014 è stata la prima a muoversi con determinazione verso l’obiettivo della stabilizzazione. Dica il professore di Reggio Emilia quando e come il governo di cui lui fa parte restituirà alla Calabria i soldi che la Regione ha messo a disposizione per i precari (decine e decine di milioni di euro) quando loro, che ne avevano l’obbligo, erano latitanti? Dicano il professore di Reggio Emilia e i suoi sodali calabresi conclude Salerno – il perché un governo che spende e spande per adempiere ad un suo preciso obbligo arriva a chiedere alle Regioni di rimodulare il Piano di azione e coesione».
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