SAN FERDINANDO Non entrano nel dettaglio, ma da fonti vicine all’Arma la conferma è netta: il pericolo era reale, le minacce di cui è stato oggetto concrete, per questo motivo il maresciallo Francesco Vadalà, comandante della stazione di San Ferdinando, e soprattutto la sua famiglia sono stati sottoposti a “misure tutorie”. Misure necessarie per tutelare il militare e i suoi più stretti congiunti, anche perché il maresciallo, che senza difficoltà avrebbe potuto chiedere e ottenere il trasferimento per motivi di sicurezza, ha espressamente detto di voler restare al proprio posto, nonostante già nel corso delle indagini che qualche giorno fa hanno portato ai 26 fermi dell’operazione “Eclissi” fossero i bellicosi propositi ritorsivi del clan Bellocco nei suoi confronti. Su di lui si concentrerà infatti l’astio di Gregorio Malvaso – uno dei maggiorenti del clan – all’indomani del sequestro del bar Corona. Un provvedimento che il reggente dei Bellocco attribuisce a presunte volontà persecutorie del militare, a proposito del quale non ha timore di affermare. «Io non voglio che soffra lui, che muoia lui, io voglio che gli capiti qualcosa o alla moglie o alla figlia». Propositi che, lungi dall’essere ipotetici, stando alla conversazione intercettata sembra fossero stati sottoposti anche all’attenzione dei massimi vertici del clan, da cui era arrivato un secco no al progetto di fare del male alla bambina per colpire il padre. Un no cui Malvaso, pizzicato a discutere dei suoi feroci propositi con l’amante Viktoriya Trifonova Georgieva, non sembra rassegnarsi. «No, quando mi dicono no, la bambina non c’entra – dice alla donna, riferendo le direttive ricevute – ma a lui dei figli miei non gliene fotte un cazzo, a me perché mi deve interessare di sua figlia e di quel cornuto che è!».
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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