CATANZARO Se una legge è “abusiva”, illegittima, va cancellata, c’è poco da fare. E così ha fatto Luciano Pezzi che proprio oggi ha emesso un decreto con cui “invita” il consiglio regionale ad abrogare la nuova norma sulle autorizzazioni e gli accreditamenti delle strutture sanitarie regionali. Nel frattempo, la legge 22 viene «sospesa» per l’intera durata del commissariamento. Il motivo dell’intervento? La norma è in contrasto con il Piano di rientro dal debito cui è sottoposto la Regione e con i Programmi operativi 2013-2015. Il testo in questione – ritenuto «urgente e indifferibile» – è stato approvato il 7 ottobre, durante l’ultimo consiglio regionale della legislatura e sancisce una sorta di deregulation societaria per le aziende calabresi. Che nelle intenzioni, bipartisan, dei firmatari – Chiappetta (Ncd), Morrone (Fi), Grillo (Scopelliti Presidente), Serra (Insieme per la Calabria), Pacenza (Fi) e i tre consiglieri Pd Scalzo, Guccione e Ciconte – sarebbero state agevolate dalla semplificazione delle procedure relative a passaggi azionari, volture e cessioni di rami d’azienda. Operazioni finora sotto il rigido controllo della Regione. Insomma: maggiore autonomia per gli imprenditori privati della sanità, con il dipartimento Salute messo in un angolo e depotenziato dei suoi poteri. Dietro il voto del Consiglio gli osservatori più malevoli hanno visto il tentativo di andare incontro alle “esigenze” di chi con la sanità continua a fare affari, nonostante il commissariamento del settore. La legge è stata pubblicata sul Bollettino ufficiale questa mattina. Il decreto firmato da Pezzi e dal sub-commissario Andrea Urbani era già pronto da tempo ed è stato emanato poche ore dopo.
Il punto di forza del provvedimento di sospensione ha basi solide: le modifiche apportate dalla legge 22 riguardano le autorizzazioni sanitarie e gli accreditamenti, materie che sono di competenza esclusiva del commissario ad acta, così come stabilito dal Consiglio dei ministri, nelle deliberazioni del 30 luglio 2010 e del 19 settembre 2014 (quella che ha dato ampi poteri a Pezzi). Facoltà che si estendono «anche alla cessione dell’autorizzazione sanitaria e dell’accreditamento».
In pratica, il Consiglio si è interessato di questioni che non lo riguardano. Non basta. Perché Palazzo Campanella avrebbe anche interferito sul lavoro della struttura commissariale, che già da tempo ha avviato il processo di revisione della normativa regionale in materia di autorizzazione, accreditamento, accordi contrattuali e controlli. In tale ottica, ha infatti acquisito dall’ Agenas (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari) «il testo di una proposta di legge quadro pienamente conforme ai principi nazionali che sovraintendono all’esercizio della potestà legislativa regionale».
Pezzi dunque non sta a guardare e blocca per tempo la “fuga in avanti” della politica regionale, che ha approvato una legge che poteva «pregiudicare l’organicità della riforma» sanitaria e «in contrasto con il Piano di rientro». Senza contare il fatto che – come stabilito da una sentenza della Corte costituzionale – le funzioni amministrative del commissario «devono essere poste al riparo da ogni interferenza degli organi regionali».
Il decreto sarà ora trasmesso anche al Consiglio dei ministri affinché, «in caso di inerzia del consiglio regionale», valuti l’opportunità di impugnare la legge 22 davanti alla Consulta.
La norma “illegittima” viene intanto sospesa direttamente dal commissario. Uno a cui l’abusivismo non è che piaccia molto.
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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