REGGIO CALABRIA Se è vero che alla convocazione di Fratelli d’Italia avrebbe dovuto rispondere quanto meno tutto il Sud Italia, al netto del gigantesco tricolore che è stato trascinato per le vie di Reggio, appaiono tendenzialmente risicate le forze di cui Giorgia Meloni, leader del partito, può disporre per dire “basta” all’operazione Mare Nostrum. Per farlo con forza, sulla riva calabrese dello Stretto si è presentato tutto lo stato maggiore del partito – l’ex ministro Ignazio La Russa, l’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, il capogruppo alla Camera Fabio Rampelli – accolto dal notabilato politico di area locale – si fa vedere l’ex assessore comunale Luigi Tuccio, sul palco ci sono il candidato sindaco del centrodestra Lucio Dattola e la candidata alla presidenza della Regione, Wanda Ferro – ma la piazza non arriva mai ad essere piena. Giuseppe Scopelliti e i suoi – che in tanti danno sempre più vicino a Fratelli d’Italia – non ci sono anche se con quello stato maggiore che fu di An, stando ad alcuni rumors, ci sarebbe stata una lunga riunione in un bar cittadino, appena terminato il comizio.
FRATELLI D’ITALIA CON FERRO E DATTOLA
Ad aprire erano stati Dattola e la Ferro che, lieti dell’appoggio incassato dalla destra parlamentare, si sono detti convinti della possibilità di vittoria. «Abbiamo iniziato questa battaglia contro una parte di stampa, una parte di città che non riesce a immaginare che esista un centrodestra onesto, esordisce Dattola, per poi dirsi convinto che la sua «guerra della pulizia morale contro imbrogli, opportunismi e trasformismi» lo condurrà alla vittoria. Più dura, la Ferro che a «Giorgia» e a Fratelli d’Italia promette: «Mi ricorderò chi mi ha sostenuto fin dal primo momento», ma soprattutto va giù duro contro «i traditori» che oggi tentano alleanze con il centrosinistra e per «quell’assalto al futuro» che si ripromette di guidare non fa appello ai «colonnelli del voto blindato, con i loro pacchetti di preferenze», ma alla base. Una battaglia che Giorgia Meloni, dice di voler condividere «comune per comune» perché «non possiamo non appoggiare una persona che viene dalla nostra stessa storia», mentre nella lotta per il Comune di Reggio è con una lista «di ragazzi giovani che hanno a cuore il futuro della città» che Fratelli d’Italia si spende per la vittoria di Dattola. Ma al di là delle manifestazioni di sostegno politico e culturale, è un’altra la battaglia con cui il partito della Meloni è obbligato a misurarsi, incalzato a destra dal rinnovato attivismo del Carroccio che prepara lo sfondamento a Sud con l’ormai imminente lancio di una Lega dei popoli, i cui ranghi sono infoltiti dalla diaspora dell’estrema destra. Per non farsi scavalcare, la Meloni fa appello alla pancia della destra, tornando a soffiare sul fuoco del tema immigrazione a un anno esatto dall’inizio dell’operazione “Mare nostrum”.
COLPA DEL GOVERNO E DELL’EUROPA
«Fratelli d’Italia viene a Reggio Calabria per dire basta alle politiche scellerate del centrosinistra in tema di immigrazione, perché questa iniziativa è stata un’operazione fallimentare, sia sul piano del tentativo di governare il fenomeno migratorio, sia sul piano umanitario». Le regole c’erano – dice la Meloni, in riferimento alla Bossi Fini – ma «in questo Paese in cui c’è un reato per tutto, qualcuno ha pensato bene di eliminare il reato di clandestinità, inclusi quelli che lo hanno introdotto». Se la prende con il governo la leader di Fratelli d’Italia, ma se la prende anche con l’Europa che «si deve prendere la responsabilità di quanto sta succedendo in quei teatri di guerra. Ne vogliamo parlare della responsabilità di Sarkozy nell’abbattere Gheddafi, o del premio Nobel Barack Obama nell’appoggiare le primavere arabe? E dobbiamo ringraziare Putin che si è opposto all’intervento in Siria, altrimenti oggi avremmo l’Isis affacciato sul Mediterraneo».
Per la Meloni, anche l’Ue deve farsi carico dell’emergenza immigrazione intervenendo in quei teatri e non scaricando sui paesi di confine come l’Italia la gestione dell’emergenza. Ma soprattutto, urla la leader della destra italiana, «dobbiamo smascherare gli annunci trionfalistici del nostro governo. Per bocca del ministro Alfano ci hanno detto che “Mare nostrum” è finita e da novembre ci sarà “Triton”, ma questa è una bugia perché l’operazione continua insieme a quella che svolgerà anche l’Europa, solo che la missione europea si occuperà solo di quanto avviene all’interno delle acque nazionali, hanno aderito solo sette nazioni ed è stata finanziata con solo tre milioni di euro. È l’Europa che ha abbandonato l’Italia».
E L’ITALIA COSA FA?
Certo, Roma, a detta della Meloni – che a testimonianza di ignavia governativa torna a sollevare la questione dei marò, accusati di omicidio e per questo detenuti in India – non avrebbe fatto nulla in Europa per farsi rispettare, «dovrebbe pretendere lo smistamento dei richiedenti asilo, il sovvenzionamento dei programmi di accoglienza, perché le risorse che oggi l’Italia mette nei programmi per l’accoglienza degli immigrati sono risorse di cui non disponiamo». In sintesi, per la Meloni – che soffiando sulle difficoltà causate dalla crisi, sembra voler parlare alla pancia del suo elettorato – quello che viene dato ai migranti, verrebbe sottratto agli “ultimi” italiani. «Più di cento milioni di euro sono stati spesi solamente per “Mare nostrum”, per ogni richiedente asilo spendiamo più di trenta euro al giorno che vanno a finire a cooperative e associazioni che si occupano di assistenza, per un totale di 900 euro al mese, mentre si ritiene che un anziano possa vivere con una pensione sociale di 480 euro».
BLOCCO DEI FLUSSI
Per questo – dice – «è necessario bloccare i flussi migratori fin quando la disoccupazione non raggiungerà il livello fisiologico del 7%, perché se non c’è lavoro per gli italiani non c’è neanche per coloro che arrivano. L’immigrazione incontrollata è uno strumento che fa piacere ai poteri forti che utilizzano quella manodopera per rivedere a ribasso i salari per gli italiani». Ma soprattutto per Fratelli d’Italia «è necessario fermare l’immigrazione incontrollata, perché non possiamo vietare ai disperati italiani l’accesso ai pochi servizi che hanno lasciati intatti».
Anche in questo caso, per Fratelli d’Italia, la soluzione sarebbe l’introduzione di quote. «L’accesso ai servizi sociali – dice la Meloni – deve essere pari alla quota degli immigrati sul totale della popolazione. Se è all’8% che abbiano accesso all’8% delle case popolari, delle agevolazioni, dei servizi». Questa sarebbe dunque la ricetta di Fratelli d’Italia per «far ripartire la speranza».
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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