Bimbo morto in ospedale, sentiti i consulenti della difesa

COSENZA «I protocolli non vanno rispettati». Per i consulenti della difesa non ci sarebbero responsabilità mediche nella morte di Romano Marino, il bambino di 12 anni morto nell’ospedale di Cosenza nel 2010. Il piccolo era affetto da un raro tumore del sangue, curabile al 50 per cento ma la cura deve essere immediata. Secondo le indagini, condotte dal sostituto procuratore Antonio Bruno Tridico, questo non sarebbe avvenuto e si sarebbe perso tempo utile per intervenire con le cure.

Per l’accusa, i medici non avrebbero capito che cosa avesse il 12enne e non si sarebbe agito tempestivamente. Nel processo sono indagati alcuni medici del reparto di Pediatria dell’Annunziata e tra questi anche il primario Domenico Sperlì. Per il pm Tridico nel caso specifico non sono stati rispettati i protocolli. Nel corso dell’udienza di oggi sono stati sentiti due consulenti della difesa. ll professore Aricò, che lavora a Ragusa, ha sostenuto che i protocolli per questa patologia non devono essere rispettati. Aspetto confermato anche dall’altro teste, il professore Locatelli, medico del “Bambin Gesù” di Roma, che ha ribadito che il piccolo Romano Marino è stato curato bene.

La Procura intende fare luce su quanto accaduto e non lasciare alcuna ombra anche perché l’Aiop (Associazione italiana ospedali privati) riconosce l’ospedale di Cosenza come punto di riferimento per la cura di questa forma di patologia e il reparto di Pediatria come una realtà d’eccellenza. Si torna in aula il prossimo 16 febbraio. 

Mirella Molinaro

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