REGGIO CALABRIA Non una protesta per ottenere il – doveroso – pagamento di spettanze e stipendi arretrati, ma anche “una battaglia per la salvaguardia di un centro di riabilitazione noto per la professionalità di chi ci lavora”. È con queste parole d’ordine che i lavoratori di Villa Betania sono stati costretti a proclamare – per l’ennesima volta – lo stato di agitazione per sollecitare l’azienda a pagare oltre sei mesi di stipendi arretrati, incluse due mensilità del 2013, ma soprattutto per pretendere un piano per il futuro che dia certezze a pazienti e utenti. “Questo è il terzo giorno di mobilitazione – spiega Francesca Laurendi, una delle rappresentanti sindacali del centro – e oggi l’assemblea dei dipendenti ha deciso di procedere oltre. Per il momento non abbiamo proclamato lo sciopero – anche se è una prospettiva che mettiamo in conto – perché vogliamo garantire la continuità del servizio a chi frequenta il centro, quindi facciamo quotidianamente due turni, uno di lavoro, uno qui al sit in”. A fare più paura ai lavoratori è l’assenza di un piano di risanamento e rilancio dell’azienda, con cui non c’è alcuna interlocuzione. “Già in passato abbiamo accettato decurtazioni del salario, come la cassa integrazione per alcuni dipendenti in cambio di un piano di risanamento che non è mai arrivato. Il futuro – sottolinea la Laurendi – è ambiguo e oscuro, ma adesso siamo stanchi, pretendiamo risposte”. La situazione, spiega del resto la sindacalista, è grave e seria. L’Asp infatti non solo ha ancora in lavorazione i mandati degli ultimi mesi, ma avrebbe decurtato anche oltre il cinquanta percento del dovuto – circa 88mila euro – per sanare i debiti pregressi di Villa Betania, la cui proprietà si è limitata a dire ai lavoratori di non avere soldi a sufficienza per coprire i loro stipendi. E a nulla sono valse le richieste di incontro avanzate dai sindacati di categoria. La risposta dell’azienda è sempre stata una sola, il silenzio. “A fronte di questa situazione – dice decisa la Laurendi – noi siamo intenzionati a portare la protesta anche fino in fondo, anche con uno sciopero, per pretendere che anche il prefetto si interessi di quanto sta succedendo”. L’obiettivo dei lavoratori è “bloccare” quei crediti che Villa Betania vanta nei confronti dell’Asp per ottenere almeno il pagamento delle spettanze arretrate, “ma quello che più ci interessa è tutelare il centro, come punto di riferimento per la riabilitazione di oltre 200 utenti, e le professionalità che in quel centro si sono formate” ribadisce la sindacalista.
Nel frattempo, continuano le indagini sul centro coordinate dalla Guardia di finanza. Dopo il blitz dello scorso maggio, anche nelle settimane scorse i militari si sono presentati a Villa Betania per acquisire informazioni e documenti sulla società, come sulla posizione dei lavoratori. A sollecitare l’attenzione dei finanzieri era stato nei mesi scorsi il presidente della commissione Vigilanza del consiglio regionale, Aurelio Chizzoniti, il quale, dopo aver invano chiesto lumi e documenti alla dirigenza della struttura, aveva presentato diversi esposti e istanze a tutte le autorità competenti, dalla Procura di Reggio Calabria, al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali; dall’Ufficio del Lavoro di Reggio Calabria, al dipartimento 10 della Regione all’ Asp competente. Il noto legale – oggi anche in corsa per la carica di primo cittadino a Reggio – aveva pubblicamente invitato le autorità competenti a investigare su tutta una serie di punti a suo dire opachi, a partire dai “rapporti intercorrenti fra Villa Betania e la concorrente Casa Serena che ha recentemente assunto la signora Simona Facciola nuora della dottoressa Lazzaro – presidente in carica di Villa Betania – la cui ex presidente oggi presiede Casa Serena pur continuando a far parte, fino poco tempo addietro, del cda di Villa Betania con la carica di vicepresidente”, invitando a “verificare se il ricorso alle consulenze esterne in realtà non mascheri rapporti di lavoro subordinati con conseguente omesso versamento dei Tfr, oneri previdenziali e quindi pregiudicando seriamente il diritto pensionistico in ordine alle cui circostanze appare doverosa una maggiore attenzione degli ispettori del lavoro rispetto alle distrazioni registrate nel corso della visita ispettiva del maggio 2012, analizzando scrupolosamente anche i Cud emessi, perché si sussurra che possano non corrispondere alla realtà dei numeri ivi compendiata”.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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