Va bene che la politica è l’arte del possibile; vada altrettanto bene il fatto che in politica nulla è per sempre; si chiuda pure un’occhio sui compromessi sulle linee programmatiche. E tuttavia quanto sta accadendo in queste ore sull’asse Roma-Calabria smette di avere del surreale per diventare profondamente intollerabile e disgustosamente inaccettabile.
A far tracimare la brocca sono gli auguri che Matteo Renzi rivolge, aprendo la riunione della direzione nazionale in corso a Roma, a Giuseppe Falcomatà. Domenica si vota a Reggio, una città spremuta e gettata al suo destino da un disinvolto governo della cosa pubblica che non gli ha risparmiato neppure l’onta dello scioglimento per «contiguità con la ‘ndrangheta». Renzi sprona Falcomatà, sottolineando quanto sia importante per il Pd a livello nazionale una sua vittoria. Il giovane Falcomatà, infatti, guida una coalizione di centrosinistra con capofila il Pd. Il centrodestra gli contrappone l’attuale presidente della Camera di Commercio Lucio Dattola, cercando, al riparo della sua figura non contaminata da “Modello Reggio”, di farsi perdonare. Mobilitati per la vittoria del centrodestra ci sono i maggiori esponenti regionali e nazionali del Nuovo centrodestra. Ieri, sceso appositamente a Reggio Calabria, Gaetano Quagliariello ha sottolineato l’importanza di una vittoria di Dattola e, con questa, di un rilancio della compattezza del centrodestra. Due ministri del governo Renzi (Beatrice Lorenzin e Maurizio Lupi) scendono a Reggio per aiutarlo a sconfiggere Falcomatà.
E mentre tutto questo accade, Renzi si mobilità per imporre alla direzione regionale calabrese del Pd l’apertura della coalizione per le regionali proprio a quegli uomini del Nuovo centrodestra che vogliono affossare Falcomatà e il Pd. Ma che concetto hanno in via del Nazareno della Calabria e dei calabresi? Ma davvero credono possibile che cedendo ai ricatti di quattro senatori calabresi si possa andare avanti in una Calabria che prima di tutto ha grande bisogno di trasparenza, coerenza ed agibilità democratica? Vogliamo davvero sperare di essere stati male informati, ma se dovesse effettivamente trovare conferma la notizia che in queste ore circola insistentemente, e cioè di un nuovo assalto dei vertici dell’Ncd per strappare alla direzione nazionale del Pd l’impegno a imporre che in Calabria la formazione di Alfano abbia piena ospitalità nella coalizione guidata da Mario Oliverio, allora ci sarebbe davvero da gridare che non la pietà ma la democrazia qui «l’è bella che morta»!
Si piegherà ad un eventuale diktat romano Mario Oliverio, dimostrando così che gli “attributi” li ha solo Wanda Ferro? Oppure terrà fermo l’impegno a non dare la sua faccia a copertura di una simile operazione che sublima il potere del ricatto?
Paolo Pollichieni
direttore@corrierecal.it
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