CATANZARO Soldi alle più temute cosche della ‘ndrangheta cosentina in cambio di appoggio elettorale in vista delle regionali della primavera 2010. È questa la gravissima ipotesi accusatoria che ha portato la Procura distrettuale antimafia di Catanzaro a iscrivere sul registro degli indagati – l’accusa è di concorso nella violazione dell’articolo 416ter (voto di scambio aggravato dalla componente mafiosa) – uno dei massimi esponenti del centrodestra calabrese militante nell’allora Pdl.
L’inchiesta trae origine da una serie di dichiarazioni rese dagli ultimi collaboratori di giustizia che hanno disertato dalle fila delle cosche Lanzino, Castiglia e Bruni.
Uno di questi, in particolare, ha indicato ai magistrati anche i canali attraverso i quali l’esponente politico avrebbe fatto arrivare ai boss il danaro pattuito in cambio della loro mobilitazione per la raccolta dei voti. Da qui l’iscrizione sul registro degli indagati anche dei presunti emissari. I relativi verbali, trasmessi per le indagini ai carabinieri e alla Direzione investigativa antimafia, coprono con un “omissis” il nome del big politico oggetto della devastante indagine. Di lui si è potuto apprendere, soltanto, che all’epoca militava nel Popolo della Libertà e che venne regolarmente eletto.
In particolare, l’accusa formulata dai pubblici ministeri è così cristallizzata: «Per avere fatto consegnare a Patitucci Francesco (soggetto avente ruolo di vertice nella cosca Lanzino) quale candidato nelle elezioni regionali la somma di euro 50mila costituente una parte della maggior somma di 200mila euro che il predetto candidato … omissis … versava oltre che al predetto Patitucci anche ad altri esponenti di spicco della ‘ndrangheta operante nella provincia di Cosenza, quali Bruni Michele e Castiglia Mimmo, affinché costoro procacciassero voti in favore del candidato di cui sopra. Fatti commessi in Cosenza nell’anno 2009».
pa. po.
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