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Gentile, Talarico e la mano tesa al Pd

di Antonio Ricchio   È un patto di non belligeranza offerto al Pd e a Mario Oliverio. Nuovo centrodestra e Udc, dopo giorni di estenuanti trattative, hanno ufficializzato la loro scelta per le…

Pubblicato il: 21/10/2014 – 21:16
Gentile, Talarico e la mano tesa al Pd

di Antonio Ricchio

 

È un patto di non belligeranza offerto al Pd e a Mario Oliverio. Nuovo centrodestra e Udc, dopo giorni di estenuanti trattative, hanno ufficializzato la loro scelta per le Regionali in Calabria: uno schieramento autonomo da centrodestra e centrosinistra. “Alternativa Popolare Calabrese” è il nome dato alla «coalizione». Laddove il termine «coalizione» non viene usato a caso nel comunicato ufficiale che porta la firma di Cesa e Quagliariello. Ncd e Udc infatti manterranno liste autonome con l’obiettivo di massimizzare i consensi e sperare di riuscire a superare la soglia di sbarramento fissato, per le coalizioni, all’8%.

Quanto al candidato a presidente, tutto lascia pensare che la scelta alla fine ricadrà sul senatore Nico D’Ascola. L’avvocato reggino non ha ancora sciolto tutte le riserve ma nulla ha potuto davanti al pressing asfissiante dei vari Gentile, Alfano, Quagliariello, Talarico e Cesa. C’è una ragione di opportunità nella scelta di candidare D’Ascola. L’avvocato reggino non avrebbe la necessità di fare una campagna elettorale da dentro o fuori, essendo già impegnato al Senato con Ncd. D’altronde, che quella di D’Ascola potrebbe essere soltanto una mera battaglia di testimonianza lo conferma la legge elettorale calabrese, che assicura soltanto al miglior perdente, tra i candidati alla presidenza, un seggio in consiglio regionale. Tuttavia la scelta di puntare sul noto penalista potrebbe avere anche un preciso significato politico: mettere in “difficoltà” Peppe Scopelliti (D’Ascola è uno dei suoi legali di fiducia) e il suo elettorato. È risaputo, d’altronde, come il senatore goda della stima e del consenso di buona parte dei fedelissimi dell’ex governatore.

E tuttavia, una volta definito lo schieramento, resta da capire chi accetterà di candidarsi nelle liste del polo centrista. Nelle ultime ore a tenere banco sono le fughe da Ncd e Udc. Tra gli alfaniani è fuga verso Forza Italia: dopo Nazzareno Salerno, adesso è il turno di Fausto Orsomarso. Lo stesso si appresterebbe a fare anche Gianpaolo Chiappetta. In bilico vengono segnalati anche altri esponenti di primo piano come Pietro Crinò, Luigi Fedele e Candeloro Imbalzano. Nell’Udc prevale, per il momento, la prudenza. Michele Trematerra, dopo avere confermato di contatti in corso con la candidata degli azzurri Wanda Ferro, è nella Capitale su invito esplicito di Lorenzo Cesa. Raccontano che il segretario nazionale sia riuscito a strappare ai consiglieri regionali un impegno a ricandidarsi per sostenere il progetto messo in piedi a Roma.

Progetto, ed è questo il non detto, che è solo una parte di un disegno più ampio che potrebbe concretizzarsi dopo il 23 novembre. Soprattutto se a vincere le elezioni dovesse essere il centrosinistra. Cesa e Quagliariello hanno strappato a Guerini la promessa che il Pd «valuterà con attenzione» l’opportunità di allargare la coalizione di governo alle forze che a Roma sostengono l’esecutivo Renzi. Mario Oliverio per ora tace. In fondo alla sera del 23 novembre manca ancora un mese. 

Twitter: @AntonioRicchio

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