LAMEZIA TERME Una diaspora senza fine. Dal Centro verso destra (principalmente) e sinistra (in qualche caso). Ncd e Udc assistono all’esodo dei loro big. Una fuga per la vittoria (l’elezione), un allontanamento dal rischio di non raggiungere il tanto agognato quorum. L’ultimo a dire addio agli alfaniani e al loro coordinatore regionale Tonino Gentile è stato l’attuale capogruppo di Ncd in consiglio regionale, Giampaolo Chiappetta. Per lui la trattativa con Wanda Ferro è già a buon punto: resta solo da capire se sarà candidato nella lista ufficiale di Forza Italia o se troverà invece posto in una delle liste a supporto della candidata governatrice. Quel che è certo è che il rapporto con il Nuovo centrodestra è finito. Un altro ammiraglio che abbandona la nave.
Tilde Minasi non ha forse i galloni dell’ufficiale, ma resta pur sempre un esponente di peso del partito in Calabria. Anche lei ha deciso di accommiatarsi da Gentile e Alfano per abbracciare la causa di Fratelli d’Italia. La consigliera regionale – una scopellitiana di ferro – aveva avviato già da alcune settimane le trattative per il suo passaggio in FdI. Che si sono chiuse solo sabato, in occasione dell’arrivo di Giorgia Meloni a Reggio per la manifestazione “anti-immigrati”. Un’altra defezione di peso per i centristi, che vivono un momento di grande incertezza a poche ore dalla chiusura delle liste e delle regionali, in programma per il 23 novembre.
Il fuggi-fuggi è partito proprio a causa dell’isolamento in cui sono stati relegati sia l’Ncd che l’Udc. Fallito l’accordo con il centrosinistra di Mario Oliverio – irriducibile perfino di fronte alle pressioni arrivate dalla segreteria nazionale del Pd, con il vice di Renzi, Guerini, in testa –, non restava che tentare di riproporre l’alleanza con il centrodestra. Ma, anche in questo caso, Gentile e i maggiorenti dello Scudocrociato, tra cui il presidente del consiglio regionale Franco Talarico, si sono trovati di fronte le porte chiuse, anzi sbarrate, di WF e della coordinatrice di Fi, Jole Santelli.
Al polo moderato – la notizia è di ieri – non è rimasta altra chance rispetto alla corsa solitaria rispetto a centrosinistra e centrodestra. Una “terza via” che vedrà Ncd e Udc alle urne ognuno con il proprio simbolo e con i propri candidati, con tanto di aspirante governatore (che però non è stato ancora indicato). Operazione giudicata ad alto rischio, nonché la sola possibile. Lo scoglio da superare è quell’8%, il quorum per le coalizioni fissato dalla nuova legge elettorale (per le singole liste è il 4%). Un traguardo che, 5 anni fa, sarebbe stato nettamente alla portata dei centristi. Ma ora le cose sono cambiate. E a non credere nell’impresa sembrano proprio i colonnelli più in vista. Che hanno avviato da tempo l’exit strategy in cerca di un nuovo posto al sole. I primi a rompere le righe sono stati Nazzareno Salerno e Fausto Orsomarso, che si sono autosospesi da Ncd. Il primo ha ufficializzato qualche giorno fa il suo “ritorno” nel partito di Berlusconi, dopo l’esperienza degli anni scorsi nel Pdl; il secondo non ha ancora ufficialmente lasciato gli alfaniani, ma è pronto a una ricandidatura nelle liste di WF per la costruzione di una nuova «Casa delle libertà». Anche l’Udc deve fare i conti con una possibile emorragia di voti, visto che pure Michele Trematerra – assessore regionale e figlio del segretario calabrese dell’Udc – è a un passo dal matrimonio con Forza Italia.
La diaspora potrebbe continuare nelle prossime ore, mentre cresce l’attesa verso le risoluzione di altri due notabili di Ncd, Luigi Fedele e Giovanni Nucera.
Il tempo a disposizione è poco, le liste stanno per essere chiuse. I “transfughi” devono muoversi prima della chiusura delle frontiere. E adesso Gentile e Talarico hanno un nuovo timore: di essere gli unici bloccati alla dogana.
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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