REGGIO CALABRIA Ostenta serenità l’ex ministro Claudio Scajola, seduto oggi in aula accanto al suo avvocato, Giorgio Perroni, alla prima udienza del processo che lo vede imputato insieme a Maria Grazia Fiordalisi, ex segretaria dell’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena. Entrambi sono accusati a vario titolo di aver aiutato proprio Matacena a sottrarsi all’esecuzione di una condanna esecutiva per mafia, nonché ad occultare il proprio enorme patrimonio. Circostanze per le quali le responsabilità dei due apparivano così evidenti in fase di indagini preliminari – aveva sostenuto la pubblica accusa rappresentata dal pm Giuseppe Lombardo e dal sostituto della Dna Francesco Curcio – da rendere possibile una richiesta di giudizio immediato, disposto in seguito dal gip Olga Tarzia.
Proprio sull’efficacia di quel decreto si stanno concentrando le eccezioni preliminari dei legali dei due imputati, contestate punto per punto dal pm Lombardo. Schermaglie consuete, su cui toccherà al collegio dire l’ ultima parola.
Nel frattempo si è appreso che il Tribunale del riesame di Reggio Calabria ha dichiarato inammissibile «per carenza di interesse» il ricorso della Dda contro la decisione del gip Olga Tarzia che, in sede di emissione di ordinanza di custodia cautelare, aveva escluso l’aggravante mafiosa nei confronti di Scajola e degli altri coimputati. La Dda potrà comunque, all’esito di indagini integrative, proporre una modifica del capo di imputazione che includa l’aggravante mafiosa nel corso o all’esito dell’istruttoria dibattimentale.
Alessia Candito
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