REGGIO CALABRIA Hanno scelto tutti l’abbreviato e si dovranno presentare il prossimo 19 dicembre davanti al gup Lauro gli uomini della cosca Gallico arrestati nell’operazione “Fiore” e accusati a vario titolo di associazione per delinquere di stampo mafioso, usura ed estorsione entrambi reati aggravati dalle modalità mafiose. Per i pm Roberto Di Palma e Adriana Sciglio della Dda di Reggio Calabria, Rocco Bartuccio, Rocco Brunetta, Antonino Cosentino, conosciuto come “Poldino”, Emanuele Cosentino, Antonino Gallico, Domenico Nasso, Ivan Nasso e Loredana Rao, sono tutti ritenuti responsabili del sistema di estorsioni imposto dal clan agli operatori economici di Palmi e coordinato dal figlio sedicenne del boss Rocco Gallico, arrestato lo scorso novembre e oggi a giudizio di fronte al Tribunale dei minori. Quando si presentavano di fronte a imprenditori e commercianti formalmente chiedevano solo un fiore, ma in realtà pretendevano denaro per sostenere i parenti in carcere e continuare a finanziare le attività del clan, indebolito ma non piegato da arresti e operazioni. Un regime di terrore imposto seguendo le direttive del boss Gallico che familiari e parenti ricevevano durante i colloqui e portavano all’esterno, ma soprattutto confermato da quattro dei tanti operatori economici strozzati dal clan. Naturale prosecuzione del fortunato filone investigativo “Cosa mia”, l’inchiesta “Fiore” ha permesso inoltre di individuare ulteriori soggetti organicamente inseriti nel clan Gallico con ruoli e funzioni ben individuati, ritenuti strumentali alle esigenze dell’organizzazione criminale.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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