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FALLARA | Il revisore condannato lavora all'Asp

REGGIO CALABRIA Il processo Fallara ha stroncato la carriera di Peppe Scopelliti. Altre carriere, invece, non sono state nemmeno scalfite in seguito alla sentenza. L’ex governatore, dopo la condann…

Pubblicato il: 25/10/2014 – 6:00
FALLARA | Il revisore condannato lavora all'Asp

REGGIO CALABRIA Il processo Fallara ha stroncato la carriera di Peppe Scopelliti. Altre carriere, invece, non sono state nemmeno scalfite in seguito alla sentenza. L’ex governatore, dopo la condanna a 6 anni di reclusione, è stato sospeso per effetto della legge Severino. Si è poi dimesso, decretando di fatto la fine anticipata della legislatura regionale. Ma Scopelliti non è l’unico imputato nel dibattimento che prende il nome dall’ex dirigente comunale morta suicida nel dicembre 2010. La sentenza di primo grado ha anche riconosciuto le responsabilità dei tre revisori dei conti del tempo, Carmelo Stracuzzi, Ettore De Medici e Domenico D’Amico. Ma mentre la parabola politica di Scopelliti ha preso la curva discendente, quella di unoi di loro continua ad avanzare verso l’alto. È il caso di Domenico D’Amico, condannato lo scorso 27 marzo a tre anni e sei mesi per falso in atto pubblico ma contestualmente revisore dei conti all’Asp di Reggio. Il processo Fallara non ha insomma inciso per niente nel cursus honorum del garante, che continua a prestare la sua opera professionale per un ente pubblico nonostante una sentenza lo riconosca come colpevole.
D’Amico e gli altri revisori, in concorso con Scopelliti e la Fallara, avrebbero contribuito a far approvare i bilanci del Comune di Reggio attraverso una serie di “falsi”. Tipo il versamento all’erario delle somme trattenute dagli stipendi del personale relative all’Irpef o la rappresentazione di entrate fittizie per far quadrare i bilanci. Accuse che trovano riscontro nella sentenza emessa lo scorso 27 marzo, in seguito alla quale Scopelliti è finito nella polvere, mentre D’Amico ha potuto continuare a far parte di un Collegio importante come quello dell’Azienda sanitaria provinciale dello Stretto. Che può ancora contare sull’apporto di un garante riconosciuto che, per la giustizia ( e fino a diversa sentenza), è un coautore di falsi. Perché non tutti periscono di Severino.

 

Pietro Bellantoni

p.bellantoni@corrierecal.it

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