LAMEZIA TERME Moderati ma battaglieri, sugli scudi, contro tutti, al di là dei poli che non esistono più. Alla fine è Gaetano Quagliariello a sintetizzare in tre punti il cammino di “Alternativa Popolare”, la sigla federativa di Ncd e Udc che candida a governatore Nico D’Ascola. Il primo: il penalista reggino è «la vera novità» di questa campagna elettorale». Il secondo: il bipolarismo è finito e «noi non possiamo essere il terzo polo, perché non esiste più il secondo. È morto ieri (il riferimento è al risultato del centrodestra alle amministrative di Reggio, ndr) e ora c’è uno zoccolo duro da cui ripartire». Il terzo, forse politicamente il più rilevante: fine di qualsiasi alleanza con il centrodestra, in Calabria e soprattutto nel resto del Paese. «Le elezioni di Reggio – spiega il coordinatore nazionale di Ncd – rappresentano l’atto finale della nostra generosità nei confronti del centrodestra. D’ora in avanti la porta è sbarrata, andiamo in un’altra direzione». Tutto lo stato maggiore dei centristi calabresi è riunito a Lamezia, sede della Sacal. Ci sono Quagliariello e Cesa, i candidati al consiglio regionale (Talarico, Fedele, Imbalzano, Trematerra, Gentile, Grillo, tra gli altri) i parlamentari (Aiello, Bilardi) e i coordinatore regionali dei due partiti, Tonino Gentile e Gino Trematerra. Quagliariello continua a battere sul tasto della “diversificazione”: «Siamo un’alternativa a Berlusconi e a Scopelliti. Ma anche alla sinistra, con cui oggi abbiamo un dialogo perché il Paese ha bisogno di essere governato». Ma il verbo della nuova alleanza lo pronuncia l’aspirante governatore, D’Ascola: Corriamo da soli perché in Italia c’è bisogno di una fase realmente moderata». Concetto ribadito da Cesa che, dopo l’esperimento in Calabria, si augura «gruppi unici anche in Parlamento». Perché proprio il caso di Reggio è stato «l’emblema della fine di un’epoca». Anche se il segretario dello Scudocrociato non esclude la possibilità di dialogo con il Pd. «In prospettiva – dice – è possibile un discorso serio con il centrosinistra e con Renzi».
BOMBE SU SCOPELLITI
Ma la riunione, fin qui piuttosto “moderata”, esplode quando i centristi riflettono sul risultato elettorale reggino e sul recente passato del centrodestra alla Regione. È D’Ascola a sparare a palle incatenate contro l’ex governatore Scopelliti, che pure si spese molto per l’elezione del penalista al Senato. «Scopelliti appartiene al passato e con noi non ha niente a che vedere», spiega il parlamentare. Che aggiunge: «Ncd non ha alcun rapporto politico con lui», malgrado l’ex governatore faccia ancora parte ufficialmente del partito di Angelino Alfano. L’errore più grande della sua esperienza a Palazzo Alemanni? D’Ascola dapprima si schermisce, poi attacca: «Le nomine dei direttori generali delle Aziende sanitarie».
Ma il candidato governatore di Alternativa Popolare dimostra di avere il dente avvelenato soprattutto in relazione ai dati delle comunali di domenica. E le accuse all’indirizzo di Scopelliti sono pesanti. «Ncd è stato svuotato da chi ne aveva le chiavi. Dopo soli 20 giorni siamo riusciti a raggiungere il 3,3%, meglio non potevamo fare, in una campagna dove qualcuno ha remato contro, con ben quattro candidati che hanno preso zero voti. La manifestazione eclatante di un sabotaggio». Si spinge ancora più in là, il senatore che difese proprio Scopelliti nel processo Fallara: «Abbiamo le prove documentali di quello che diciamo. C’è chi si è esibito pubblicamente solo per denigrare. È stato come avere un padre che è riuscito a rompere tutto proprio perché sapeva dove mettere le mani». «Alcuni hanno penalizzato le liste – fa eco Quagliariello –, altrimenti avremmo preso anche il secondo seggio» (l’unico è andato a Pasquale Imbalzano, figlio di Candeloro).
I colpi più feroci, però, arrivano alla fine, quando D’Ascola illustra la sua idea di politica e spiega i motivi del suo allontanamento progressivo e inevitabile dall’area politica che lo ha supportato alle elezioni del 2013. «La politica in Calabria è malaffare e arricchimento delle proprie tasche. Quando me ne sono reso conto ho cambiato strada».
E se D’Ascola non è tenero, Tonino Gentile è altrettanto ruvido e tagliente nei confronti degli scopelliti’s. «A Reggio – osserva – abbiamo allestito una lista in sole 24 ore, perché fino all’ultimo non si chiariva l’equivoco di una parte iscritta in Ncd che lavorava contro Ncd. Beati loro se pensano che con questi metodi si possa andare alla vittoria. Il nostro è un progetto ostinatamente avversato da quelli che si sono messi fuori da Ncd». Il coordinatore alfaniano arriva perfino a sfidare Forza Italia sui candidati e sul risultato finale delle elezioni del 23 novembre.
A rilanciare la tenzone con i berlusconiani è pure Quagliariello, che rifila una stilettata a Wanda Ferro, la candidata alla Regione che incrocerà le spade con D’Ascola e Oliverio: «È solo uno strumento di vendetta politica». Non aggiunge di più Quagliariello, che però ribatte con freddo sarcasmo alla provocazione della stessa Ferro, che aveva criticato la visita dei coordinatori di Ncd e Udc nella sede del Pd: «Ci sono andato – puntualizza Quagliariello – perché ero curioso di vedere dove Berlusconi prende il caffé abitualmente».
E, da Cosenza, è tempestiva la risposta di Jole Santelli, “capo” di Fi in Calabria: «Credo che sia difficile trovare il modo di rispondere al partito di Quagliariello. Ogni giorno è uno stillicidio di attacchi a Forza Italia, alcuni dei quali, come quelli di ieri, ai limiti del ridicolo. Credo d’altronde sia il modo per il partito di Quagliariello di testimoniare la propria esistenza».
La prima uscita dei moderati calabresi va in archivio così, tra un colpo al patto del Nazareno e le bordate all’ex alleato Scopelliti.
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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