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Chiuse le indagini sul fallimento dello "Scorpion"

COSENZA La Procura di Cosenza ha chiuso le indagini sul crac della società che gestisce lo “Scorpion health club”, la mega palestra di Rende. E ha notificato un avviso conclusioni indagini al suo a…

Pubblicato il: 30/10/2014 – 10:17
Chiuse le indagini sul fallimento dello "Scorpion"

COSENZA La Procura di Cosenza ha chiuso le indagini sul crac della società che gestisce lo “Scorpion health club”, la mega palestra di Rende. E ha notificato un avviso conclusioni indagini al suo amministratore, Sandro Daniele, 63 anni di San Marco Argentano, accusato di bancarotta fraudolenta aggravata, ampliando le ipotesi di reato con un’ulteriore distrazione dei beni per un valore di 46.830 euro.

Il «più importante centro fitness della Calabria» – come lo hanno definito gli inquirenti – è stato sequestrato dalla guardia di finanza di Cosenza nelle scorse settimane. Il valore dei beni sequestrati è di 6 milioni di euro. La struttura comprende un ristorante, centro estetico e benessere, due piscine, campi da calcio e anche una discoteca. Secondo l’inchiesta, l’amministratore avrebbe distratto dal fallimento consistenti valori e l’intero complesso aziendale mediante contratti di fitto d’azienda e false fatture. Ma le attività del centro fitness sono proseguite sin da subito regolarmente nonostante il blitz deli finanzieri, sotto la guida di un curatore fallimentare. Le indagini del Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Cosenza sono state dirette dal comandante Ciro Ciavarella e coordinate dal procuratore della Repubblica Dario Granieri e dal sostituto Giuseppe Cava. Nel corso delle indagini sono stati individuati diversi beni immobili a Rende, con impianti sportivi, macchinari, attrezzature, arredi, macchine d’ufficio, marchio del centro sportivo e avviamento commerciale, nonché uno yacht di proprietà della società ormeggiato in un porto in provincia di Cosenza. La struttura sequestrata si estende su una superficie di oltre 10.000 metri quadrati. Nella fase terminale dell’azienda, che ormai da anni versava in una situazione di dissesto irreversibile, è stata appositamente costituita una società, controllata dal nucleo familiare dell’amministratore, che avrebbe assorbito la parte finanziariamente sana dell’azienda fallita mediante un contratto di fitto. L’operazione sarebbe stata finalizzata a proseguire l’attività d’impresa evitando i numerosi creditori e l’erario. 

 

Scorpion death 3

 

 

LA RICHIESTA DI SEQUESTRO PREVENTIVO

«La natura fraudolenta e distrattiva dell’operazione – è scritto nella richiesta di sequestro preventivo – discende con evidenza dalla valutazione della composizione del capitale sociale e degli organi amministrativi delle società interessate, entrambe riconducibili alla famiglia Daniele: la Take Care soc. coop., legalmente rappresentata dall’amministratore unico Daniele Paola, figlia dell’indagato Sandro Daniele, era infatti partecipata da Gianfranco Curia (socio anche della Scorpion Health Club srl), da Daniele Paola, da Chiara Daniele (altra figlia di Sandro Daniele ed ex dipendente della Scorpion Health club srl), da Adriano Bruno (creditore della Scorpion Health club srl), da Magdalena Czrepuk (ex dipendente della Scorpion Health club srl) e da Riberio Raphael Correia (ex dipendente della Scorpion Health club srl). Lo strettissimo legame intercorrente tra le due società induce a ritenere che le stesse, pur presentandosi formalmente come due distinti soggetti giuridici, costituissero un’unica realtà economico-imprenditoriale e che la costituzione della Take Care soc. coop. sia stata ideata e realizzata nella “fase terminale” della Scorpion Health club srl – che ormai da anni viveva una situazione di dissesto irreversibile caratterizzata da un colossale indebitamento (circa 10 milioni di euro) e da redditività pressoché nulla (avendo riportato continue e ingenti perdite d’esercizio, tali da erodere completamente il capitale sociale e da rendere necessaria la messa in liquidazione) – al fine di consentire alla famiglia Daniele di proseguire l’attività d’impresa, già esercitata attraverso la società fallita, avvalendosi di un soggetto giuridico “sano” sotto il profilo finanziario. Emblematico in tal senso è il dato temporale non solo dell’affitto d’azienda (intervenuto quando la società concedente, in liquidazione volontaria da alcuni mesi e impegnata in una procedura di concordato preventivo palesemente volta a differire la dichiarazione di fallimento, ossia la consacrazione formale di uno stato d’insolvenza ormai conclamato da diversi anni e irreversibile) ma anche della costituzione della Take Care, risalente al mese di settembre 2009 (pochi mesi prima del contratto di locazione stipulato nel febbraio 2010 e poi “rinnovato” nel novembre 2010). Sul punto deve precisarsi (al fine di comprendere la consecuzione temporale degli avvenimenti nonché le reali ragioni sottostanti alla domanda di concordato preventivo presentata dalla Scorpion in data 27 maggio 2010) che già dall’anno 2002 i beni immobili della Scorpion erano soggetti a una procedura esecutiva immobiliare, nel corso della quale il custode giudiziario aveva concesso in locazione i locali dell’azienda in favore della debitrice. Appare evidente – scrivono i magistrati – come la primaria effettiva finalità della domanda di concordato preventivo proposta dalla Scorpion fosse quella di “bloccare” o quantomeno ritardare la dichiarazione di fallimento. Significativa è la circostanza che analoga operazione (concessione in affitto dell’azienda da parte della Scorpion in liquidazione a società controllata dallo stesso nucleo familiare) era stata posta in essere alla fine degli anni Novanta, quando la società poi fallita stipulò (in data 17.02.99) un contratto d’affitto d’azienda con la Sa.Da. (costituita il 18.02.1999, ossia un mese prima della conclusione del contratto), i cui soci erano Sandra Ferri (coniuge di Sandro Daniele), Chiara Daniele (figlia dell’indagato) e Gianfranco Curia (socio della Scorpion e, successivamente, della Take Care)».

 

 

Mirella Molinaro

m.molinaro@corrierecal.it

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