Calabresi sempre più propensi a emigrare

LAMEZIA TERME Torna a essere un Paese di migrazioni interne l’Italia di chi decide di partire in vista di maggiori opportunità lavorative o in termini di una maggiore offerta di servizi. È quanto emerge dal primo rapporto sulle “Migrazioni interne” realizzato dall’istituto di studi sulle società del Mediterraneo del Cnr, che ha definito, oltre alla mobilità “nostrana”, quella, altissima, degli stranieri (sono oltre 250mila a spostarsi) e l’importanza delle politiche pubbliche nel definire gli spostamenti. Non rimane fuori neppure la Calabria, interessata dal flusso in entrata (che riguarda il settore agricolo e coinvolge anche Campania, Puglia, Sicilia e Piemonte) ma soprattutto da quello in uscita. In quest’ultimo caso, i calabresi si attestano tra quelli con il piede “più rapido” superati solo da campani, pugliesi e siciliani.
Nel dettaglio, rileva il rapporto basandosi sul valore medio degli spostamenti nel biennio 2011-2012, sono stati circa 25mila i cittadini campani che si sono trasferiti in altre regioni italiane, un dato pari al -4,3 su mille abitanti. Seguono Puglia (-10.850 persone e -2,7 per cento), Sicilia (-9.910 e -2,o per cento) e Calabria (-8.031 e -4,1per cento). Ben tre province calabresi, inoltre, sono interessate, tra le città del Mezzogiorno, dai saldi negativi più elevati in proporzione ai residenti, che si registrano a Napoli (-6,1 per cento) Vibo Valentia (-6,7per cento), Reggio Calabria (-5,3 per cento), Caltanisetta Foggia (-5,2 per cento), e Crotone (-5,1 per cento). Gli spostamenti dal Sud al Centro-Nord nel 2012, inoltre, sono aumentati, raggiungendo le 202mila persone.
Interessate dalla forte mobilità anche le donne straniere tra i 50 e i 64 anni inserite nell’ambito del settore domestico, ma anche insegnati e studenti fuorisede. Sempre stando ai dati diffusi dal Cnr, oltre un milione e mezzo di persone nel 2012 ha cambiato il proprio Comune di residenza; rispetto alle migrazioni storiche della seconda metà del secolo scorso, però, le regioni cui si guarda di più in termini di attrattive legate alla qualità della vita non sono Piemonte e Lombardia, ma Trentino ed Emilia Romagna. Quest’ultima, in rapporto agli abitanti, è quella che avvicina più persone, e infatti viene scelta come meta privilegiata sia per le sue opportunità lavorative, sia per la qualità dei servizi che offre. «L’attrattiva dell’Emilia-Romagna – spiega Stefano Gallo, ricercatore Issm-Cnr – è confermata dal primato nelle tre province di Bologna, Rimini e Parma, che presentano un saldo migratorio positivo molto elevato (Bologna +4.131 persone, Rimini +1.271, Parma +1.268). La regione – prosegue l’interessato – è scelta come meta privilegiata sia per le sue opportunità lavorative, sia per la qualità dei servizi che offre: nelle motivazioni alla base delle partenze c’è in testa la ricerca dell’occupazione o di un lavoro migliore, ma cresce il miglioramento della qualità della vita e questo secondo elemento differenzia il fenomeno attuale da quello dell’ultimo dopoguerra».
Anche la provincia di Roma continua a essere un polo attrattivo e registra un saldo positivo di quasi 10.000 persone. Un altro comparto in cui la manodopera migrante è determinante, è, come accennato, l’agricoltura, settore che coinvolge le regioni meridionali di Campania, Calabria, Puglia, Sicilia e il Piemonte.

z. b.