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Abusi edilizi davanti al carcere, i periti della difesa: era tutto lecito

COSENZA “Non c’era alcun vincolo di inedificabilità nelle zone limitrofe al carcere”. Lo hanno riferito, oggi nel tribunale bruzio, due consulenti della difesa sentiti nell’ambito del processo…

Pubblicato il: 05/11/2014 – 17:10
Abusi edilizi davanti al carcere, i periti della difesa: era tutto lecito

COSENZA “Non c’era alcun vincolo di inedificabilità nelle zone limitrofe al carcere”. Lo hanno riferito, oggi nel tribunale bruzio, due consulenti della difesa sentiti nell’ambito del processo che riguarda la costruzione di alcuni palazzi davanti al penitenziario di Cosenza. Nella vicenda sono indagati Rocco Filippelli, Antonio Coscarella e Sabina Barresi. Filippelli e Coscarella sono coinvolti il primo in qualità di legale responsabile della cooperativa “Nova Casa” e il secondo in qualità di progettista. I due avrebbero ottenuto – secondo l’accusa rappresentata dalla pm della Procura di Cosenza, Maria Francesca Cerchiara – un progetto per costruire due immobili in violazione degli strumenti urbanistici. Barresi, invece, nel ruolo di dirigente del settore Pianificazione del Comune di Cosenza – sempre secondo l’accusa – avrebbe rilasciato un permesso edilizio procurando un “ingiusto vantaggio patrimoniale a Rocco Filippelli”. 

Per la Procura, i tre “turbavano la regolarità dei servizi pubblici connessi alle funzioni di custodia dei detenuti rinchiusi nel carcere “Sergio Cosmai”, in particolare determinando – per effetto della contiguità ai muri di cinta delle opere in costruzione e dei mezzi presenti nel cantiere – il pericolo di introspezioni” nella vita del carcere e dei detenuti. Per questo motivo, il direttore del carcere avrebbe predisposto dei servizi di vigilanza supplementari. I fatti risalgono al 2010.

Oggi sono stati sentiti in udienza l’architetto Alessandro Adriano e l’ingegnere Carlo Pecoraro. All’epoca dei fatti Adriano era responsabile del settore Pianificazione e gestione del territorio del Comune di Cosenza, mentre Pecoraro era responsabile dell’ufficio Urbanistica. Entrambi hanno riferito sulla conformità degli strumenti urbanistici vigenti (cioè il Piano regolatore generale e il Piano regolatore particolareggiato), relativamente alle aree limitrofe al carcere, e sulla regolarità dell’iter procedurale rispetto all’approvazione del Pur (Piano unitario di riqualificazione). I due hanno ribadito al giudice Giusy Ianni che era tutto lecito e che era stato rilasciato il permesso a costruire. In particolare, hanno riferito che non c’era alcun vincolo di inedificabilità in quelle zone e infatti lì è stato costruito. Gli indagati sono difesi dai legali Franz Caruso e Fabio Saitta (oggi sostituiti dall’avvocato Francesco Tenuta) e dall’avvocato Pietro Perugini (oggi sostituito dal collega Riccardo Adamo).

Il processo è stato aggiornato al prossimo 7 gennaio per l’esame degli imputati e la requisitoria del pm. Prevista la sentenza. 

Mirella Molinaro

m.molinaro@corrierecal.it

 

 

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