Autorità portuale di Gioia, la nomina "singolare" di Grimaldi

Dal ministero dei Trasporti nessuna conferma ufficiale, tuttavia Gazzetta del Sud fa riferimento proprio a “fonti ministeriali” per assicurare che Lupi ha prorogato di altri sei mesi la nomina di Giovanni Grimaldi al vertice dell’autorità portuale di Gioia Tauro. Lo avrebbe fatto autonomamente, senza alcun coordinamento con la “Cabina di regia” alla quale invece è stata demandata tutta la partita riguardante Reggio Calabria, il porto di Gioia Tauro e gli interventi comunitari.
Il punto, però, è che nel farlo il ministro Lupi ha deciso di stravolgere leggi e normative che in precedenza avevano portato lo stesso Lupi a revocare, con provvedimento in autotutela, la nomina del commissario del Porto di Palermo. Infatti la norma vieterebbe di nominare commissario lo stesso soggetto che ha coperto il ruolo di presidente dell’autorità portuale. Nel caso di Grimaldi, Lupi prese tempo, poi disse che ormai trattavasi di una nomina in scadenza oggi, invece, avrebbe decretato una singolare proroga della proroga che ha mandato su tutte le furie i componenti della Cabina di regia che, fino a quel momento, avevano gestito la vicenda Goia Tauro con il viceministro Del Basso che lo stesso Lupi con proprio decreto aveva delegato a rappresentare il ministero nell’organismo di coordinamento nazionale voluto da Matteo Renzi e coordinato dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio.
La nomina decisa dal ministro Lupi in queste ore sta destabilizzando un mondo politico già in fibrillazione. Infatti non incontra solo contrarietà dovute alle violazioni che la nuova proroga a Grimaldi si porta dietro, ha aperto anche un duro scontro politico all’interno del Pd calabrese e tra la deputazione calabrese e il governo Renzi. Il motivo risiede nella “disinvolta elasticità” che il ministro avrebbe fin qui dimostrato nel decidere come procedere alle nomine dei commissari. Brucia ancora, infatti, il caso richiamato del porto di Palermo. In quella circostanza Maurizio Lupi stabilì una regola ben diversa e procedette alla non conferma dell’uscente Nino Bevilacqua, sostituendolo con un fedelissimo di Renato Schifani, l’ingegnere Vincenzo Cannatella. Scontro frontale con il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ma alla fine Lupi sostenendo che non poteva nominare a commissario il presidente uscente, ebbe la meglio tant’è che alla fine dei sei mesi di commissariamento, l’ingnere Cannatella è stato nominato nuovo presidente dell’Autorità portuale di Palermo. A Gioia Tauro, invece, si segue la regola inversa e questo in piena campagna elettorale, quasi a consumare un nuovo sgambetto alla corsa di Mario Oliverio a presidente della Regione Calabria. Certo, Oliverio guida il centrosinistra ed è stato il vincitore delle primarie fortemente volute dal Pd, ma Roma non gli perdona la risoluta opposizione ad aprire la coalizione anche alle liste del Nuovo centrodestra, appunto il partito del ministro Lupi.
Residua un dubbio, tutta questa situazione il segretario regionale del Pd calabrese Ernesto Magorno, che la candidatura di Oliverio l’ha subita più che accettata, la sta vivendo come un attacco alla linea politica di cambiamento fin qui promessa dal suo partito, oppure la ritiene tutto sommato funzionale a un ridimensionamento dei “non renziani”, in modo da rendere inevitabile un “apparentamento” con il Nuovo centrodestra?

Paolo Pollichieni

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