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I “meriti” del supermanager imputato

Giovanni Grimaldi guida l’autorità portuale di Gioia Tauro da nove anni. Otto nella veste di presidente, l’ultimo attraverso ben tre proroghe nel ruolo di commissario straordinario tutte a firma de…

Pubblicato il: 05/11/2014 – 13:02
I “meriti” del supermanager imputato

Giovanni Grimaldi guida l’autorità portuale di Gioia Tauro da nove anni. Otto nella veste di presidente, l’ultimo attraverso ben tre proroghe nel ruolo di commissario straordinario tutte a firma del ministro Maurizio Lupi.
Alla sua conduzione si rimprovera una eccessiva asseveranza agli interessi del monopolista del porto, vale a dire la società di transhipment che ha strappato una concessione per mezzo secolo e che adesso si accinge a raddoppiare diventando controllore unico anche del terminal ferroviario per almeno 30 anni.
È in questo contesto che si incastra una singolare vicenda giudiziaria che vede Grimaldi imputato di abuso d’ufficio in danno di un’azienda locale, la Zen, che, costituitasi parte civile nel processo in corso davanti al Tribunale di Palmi, sostiene addirittura di essere vittima di un disegno che mira alla sua esclusione dal mondo produttivo per spingerla al fallimento.
È una storia, quella della “Zen Marine”, che vale la pena di ricordare. Tutto nasce, anche il processo a carico di Grimaldi, dalla mancata risposta a una richiesta di concessione presentata dalla Zen Marine il 30 luglio del 2007. Chiedeva di poter utilizzare uno specchio d’acqua di vitale importanza per l’azienda che, affacciatasi con rapido e grande successo alla cantieristica da diporto, aveva bisogno di spazi adeguati per ormeggiare, alare e varare le imbarcazioni.
In una terra affamata di imprenditori capaci e di lavoro, e in una realtà portuale come Gioia Tauro, eterno argomento per politicanti che la indicano come «volano di sviluppo e bla, bla, bla…», ti aspetti se non un tappeto rosso quantomeno una rapida risposta. Invece dall’Autorità portuale non arriva alcun segnale, il che spinge la Zen a ricorrere al Tar di Reggio Calabria contro il silenzio dell’autorità portuale. E il Tar, sia pure due anni dopo, con sentenza del 20.5.2009, n. 337/2009, accoglieva il ricorso e per il rilascio della concessione dello specchio d’acqua fissava il termine di «giorni 30 dalla notifica».
Ma siccome la Calabria è patria non solo di tanti don Abbondio ma anche di tantissimi don Rodrigo, ecco che i trenta giorni passavano senza che l’autorità portuale presieduta da Giovanni Grimaldi adempisse. La Zen intanto perdeva commesse e finanziamenti ma non la voglia di insistere e quindi inviava un secondo ricorso al Tar per chiedere la nomina di un commissario ad acta per la esecuzione della non onorata sentenza. Accolto anche il secondo ricorso, il Tar, con ordinanza n. 1190/2009, nominava il commissario ad acta, nella persona del comandante della capitaneria di Porto di Reggio Calabria, Giuseppe Ranieri. Lo stesso interveniva nel mese di dicembre 2009, ma l’Autorità portuale gli comunicava di aver già rilasciato la concessione, che invece veniva trasmessa per posta nella data del 4/8 febbraio 2010.
Insomma, dopo il danno la beffa, da qui la decisione della Zen Marine, attraverso l’avvocato Giacomo Saccomanno, di produrre una serie di denunce alla Procura della Repubblica. Segue il rinvio a giudizio di Giovanni Grimaldi e, al processo, la Zen Marine si è costituita in giudizio quale parte civile, assistita dall’avv. Giacomo Saccomanno. Il legale produce anche una dettagliata memoria per sostenere il dolo dell’autorità portuale sostenendo che «la vicenda è solo una delle tante aggressioni e prepotenze messe in atto dalla Autorità Portuale e che ha portato allo sfacelo dell’area portuale, ove non esiste nulla se non il deserto». La Zen, inoltre, punta l’indice proprio contro Grimaldi: «L’unico merito del presidente Grimaldi è quello di essere riuscito a quasi distruggere il Gruppo Zen che nel 2006 aveva oltre 120 dipendenti e produceva imbarcazioni di lusso, il cui primo esemplare è stato immediatamente premiato a Cannes, sino a ridurre, oggi, l’occupazione a poche unità. Se questo è il merito del super manager, forse sarebbe opportuno che chi di dovere cercasse qualche giovane laureato calabrese che certamente saprebbe fare meno danni dell’imputato Grimaldi. Il Gruppo Zen e tutti i dipendenti, ringraziano la magistratura per la obiettività delle decisioni e l’avvocato Giacomo Saccomanno, che con grande professionalità, dedizione e determinazione, ha difeso le ragioni di tanti padri di famiglia».
E il processo? Procede lentissimo pede: siamo arrivati all’udienza finale con la discussione delle parti e le richieste del pm, ma tale udienza viene rinviata da ben quattro volte. L’ultima udienza si è svolta il 16 ottobre scorso ma anche questa volta c’è stato un impedimento e la discussione è stata rinviata a gennaio. Un rinvio provvidenziale, perché se fosse arrivata una sentenza di condanna la terza nomina di Grimaldi a commissario straordinario sarebbe stata impossibile persino al ministro Lupi.

pa. po.

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