REGGIO CALABRIA Ci sarà anche il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando, fra i testi a discarico chiamati a deporre in aula dai legali di Claudio Scajola, l’ex ministro dell’Interno oggi imputato assieme a Maria Grazia Fiordelisi nel processo “Breakfast”, perché accusato di aver aiutato l’ex parlamentare di Forza Italia, Amedeo Matacena a sottrarsi a una condanna definitiva per mafia. Una circostanza – quanto meno politicamente curiosa, posto che i due appartengono da sempre a schieramenti opposti – che emerge dalla lista di “testi a prova contraria” depositata dagli avvocati Giorgio Perroni e Elisabetta Busuiti in occasione dell’ultima udienza. Un piano B per i legali, che avrebbero preferito di gran lunga – e in tal senso avevano fatto istanza – che il Tribunale cassasse la lista di dichiaranti chiamata in aula a testimoniare dal pm Giuseppe Lombardo perché «sono tutti testi – ha affermato in aula Perroni – che il pm ha dedotto dall’aggravante mafiosa che non è oggetto di questo processo». Richiesta bocciata dal tribunale, che pur non avendo ammesso – almeno per il momento – l’audizione dei pentiti, ha dato visto buono alle testimonianze chieste dal pm. Oltre agli ufficiali di polizia giudiziaria e alcuni degli imputati del medesimo procedimento che hanno optato però per l’abbreviato, come l’ex moglie di Matacena, Chiara Rizzo e l’ex segretaria di Scajola, Roberta Sacco, per l’accusa saranno dunque chiamati in aula a testimoniare diverse persone fra cui l’ex ufficiale dell’Aisi a Dubai, Paolo Costantini, il presidente della Casa della legalità di Genova, Christian Abbondanza, ma anche Luca Salvi, uno dei soci della Fera srl – azienda finita al centro di diversi approfondimenti investigativi anche per quel finanziamento di 5,9 milioni di euro ottenuto nel gennaio 2009, proprio quando a gestire i milionari investimenti per l’innovazione tecnologica era Scajola –, Yara Colombo, ex compagna di Cesare Fera e gola profonda sui rapporti dell’uomo con Matacena. Proprio l’eolico – teatro di strani intrecci che vedono a vario titolo intervenire il triangolo composto dall’ex ministro, Chiara Rizzo e il marito Amedeo Matacena, variamente accompagnati da finanziatori e partner – sembra essere il campo di maggiore interesse della pubblica accusa. Un segnale che le difese non hanno esitato a cogliere, se è vero che in aula hanno chiesto e ottenuto di chiamare a testimoniare, Cesare Fera, patron dell’omonima impresa – in passato lambita dalle indagini “Eolo” e “Golem 3”, condotte dalla Dda di Palermo – l’ex assessore all’Ambiente della Regione Liguria, Franco Zunino, sotto il cui mandato ha visto la luce il parco eolico della Rocca, costruito proprio dalla Fera srl nel comune di Pontinvrea, in provincia di Savona, e inaugurato da Maria Teresa Verda – la moglie di Scajola – lì convocata in veste di madrina e il dirigente del ministero dello Sviluppo Economico, Gilberto Dialuce. Assieme a loro, gli avvocati Perroni e Busuito, hanno chiesto di poter convocare come propri testi anche il funzionario della Forestale Pietro Ghersi e il fratello di Scajola, Alessandro. In più, le difese hanno chiesto di convocare come propri testi, in modo da poter rivolgere loro domande che vanno oltre il capitolato di prova indicato, anche quelli già indicati dal pm come Abbondanza e la Colombo. Tutti nomi che si aggiungono a quelli dei quasi cinquanta ufficiali di polizia giudiziaria che già a partire dalla prossima settimana saranno chiamati a riferire in aula sulle indagini che hanno portato all’arresto dell’ex ministro.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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