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Bancarotta fraudolenta per 26 milioni, sequestrata azienda

CINQUEFRONDI Distraevano beni e risorse finanziarie destinandole a 5 srl di comodo, costruite solo per sottrarre un patrimonio pari a 26 milioni di euro alla massa dell’attivo fallimentare del…

Pubblicato il: 10/11/2014 – 7:03
Bancarotta fraudolenta per 26 milioni, sequestrata azienda

CINQUEFRONDI Distraevano beni e risorse finanziarie destinandole a 5 srl di comodo, costruite solo per sottrarre un patrimonio pari a 26 milioni di euro alla massa dell’attivo fallimentare della società L’Opera ormai in rovina, a danno didipendenti, fornitori, istituti di credito ed Erario. Sono queste le accuse oggi contestate a Vincenzo Andrea Belcastro, amministratore unico della società di Cinquefrondi, insieme ad altri 22 soci accusato di bancarotta fraudolenta dagli uomini del nucleo di polizia Tributaria della Guardia di Finanza che su delega della Procura della Repubblica di Palmi hanno ricostruito il sofisticato disegno criminale volto a depauperare gradualmente le casse e il patrimonio aziendale della società. Per i finanzieri, quello disegnato da Belcastro e soci non era infatti che un ingegnoso modus operandi necessario per rendere l’impresa in fallimento, di fatto, una mera “scatola vuota”. Stando a quanto emerso dalle indagini, non solo l’intera consistenza di magazzino della società – del valore di oltre 3 milioni di euro – sarebbe stata distratta progressivamente, fino ad azzerarsi completamente con l’approssimarsi del fallimento, ma nell’ultimo biennio sarebbero stati fatti sparire dalle casse della società 1,6 milioni di euro tramite  fatture per operazioni inesistenti a favore delle società conniventi. Inoltre – hanno scoperto i finanzieri – “L’Opera srl” avrebbe ricorso alla simulazione della cessione di rami di azienda in favore delle società create ad hoc, al fine di continuare a operare, attraverso queste ultime e sotto mentite spoglie, nel settore della grande distribuzione alimentare. Infine, tramite la complicità di diversi imprenditori del settore edilizio, i vertici della società riuscivano a occultare e a distogliere dalla massa fallimentare la titolarità di alcuni terreni, di cui però continuavano a conservare il controllo e la disponibilità. Terreni, questi, che, essendo divenuti edificabili, hanno visto accrescere il proprio valore nel tempo fino a raggiungere i 5 milioni di euro circa. Condotte che oggi sono costate a Belcastro e soci le accuse di bancarotta fraudolenta. 

 

Alessia Candito

a.candito@corrierecal.it

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