LAMEZIA TERME Qualcuno provveda a informare i dirigenti di Palazzo Campanella che le regole del voto, in programma per domenica 23 novembre, sono cambiate. Sul sito istituzionale del consiglio regionale è stata meritoriamente creata una sezione ad hoc sull’imminente tornata elettorale. Peccato, però, che nel vademecum al voto qualcuno abbia dimenticato di segnalare che nella nuova legge elettorale è stata cancellata la norma che consentiva agli elettori di esercitare il voto disgiunto. In pratica, non sarà più possibile votare per il candidato a presidente di uno schieramento ed esprimere la propria preferenza per un aspirante consigliere di un’altra coalizione.
La norma è stata varata con il consenso di tutte le forze politiche presenti in Consiglio. «Così gli inciuci saranno ridotti al minimo», hanno brindato a destra. «È questa la giusta risposta contro i trasversalismi che tanto male hanno prodotto alla Calabria», è stata la risposta da sinistra. La svista ha gettato nel panico qualcuno. Ma, è bene chiarirlo, non c’è stato nessun cambio repentino del sistema di voto e una conferma arriva consultando il sito ufficiale della giunta regionale (a proposito, non sarebbe il caso di sincronizzarsi con quello del Consiglio?) dove correttamente viene riportato che non è più ammesso esprimere la preferenza per un candidato a presidente e contemporaneamente per una delle liste ad esso non collegato.
Dunque, non solo il voto disgiunto è stato eliminato ma rimangono invariate anche le nuove soglie di sbarramento (8% per le coalizioni, 4% per le singole liste) per accedere alla ripartizione dei seggi. Nuove perché il consiglio regionale calabrese è stato costretto a rivedere la legge approvato lo scorso giugno. Quanto al premio di maggioranza, dapprima calibrato sul 60%, adesso viene ridotto al 55%. Rimane invariata la geografia dei Collegi, che rimangono tre: “Nord” (Cosenza), “Centro” (Catanzaro-Vibo-Crotone) e “Sud” (Reggio). Nel testo originario era contenuta una norma contestatissima, ribattezzata “Porcellissimum” a causa dell’enorme soglia di sbarramento, fissata al 15%. Così controversa da spingere il governo a impugnarla davanti alla Corte costituzionale. Ed è proprio per evitare la bocciatura degli ermellini che l’Aula ha varato le modifiche che dovrebbero permettere un tranquillo ritorno alle urne. Dovrebbero, appunto.
Antonio Ricchio
a.ricchio@corrierecal.it
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